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Sanatoria truffa, sentenza Tar Toscana segna un primo passo avanti

giovedì 22 aprile 2010

Notizia pubblicata da www.meltingpot.org:

Sanatoria 2009 - Le condanne per inottemperanza all’espulsione non sono ostative alla regolarizzazione
Prima importantissima decisione del Tar Toscana sul reato di cui all’art 14 c. 5ter. Ordinanza sospensiva a seguito di un ricorso contro il rigetto di una istanza di emrsione. Secondo il giudice l’art 14, c.5ter, non rientra tra quelli ostativi all’emersione
Si ringrazia l’Avv Marta Stefani per la segnalazione
Un primo importantissimo provvedimento positivo è venuta dal Tar Toscana (Firenze) con l’Ordinanza sospensiva n. 296 del 21 aprile 2010.
La questione riguarda i motivi ostativi al perfezionamento della procedura di emersione.
La legge 102 del 2009 (sanatoria colf e badnati) all’articolo 1ter, comma 13, lettera c), dispone che non possano essere perfezionato il procedimento per gli stranieri "che risultino condannati, anche con sentenza non definitiva, compresa quella pronunciata anche a seguito di applicazione della pena su richiesta ai sensi dell’articolo 444 del codice di procedura penale, per uno dei reati previsti dagli articoli 380 e 381 del medesimo codice".
Sull’estinzione del procedimento, qualora la condanna non fosse ancora stata emessa, non sono stati segnalati problemi. A confermarlo era intervenuta nei gironi scorsi la sentenza del Tribunale di Perugia n. 381 del 23 marzo 2010.
Ma cosa avviene quando la condanna per inottemperanza al provvedimento di espulsione è già stata emessa?
Le segnalazioni degli scorsi mesi non sono certamente state di buon auspicio.
Alcune Questure procedevano, una volta rilevata l’esistenza della condanna, all’immediata espulsione degli stranieri in attesa di emersione.
Un appello sottoscritto da centinaia di datori di lavoro e personalità (Per una scelta di equità e giustizia), aveva chiesto una revisione di questa interpretazione.
Dopo una applicazione assolutamente disomogenea di tale disposizione, la Circolare del Ministero dell’Interno del 17 marzo 2010 (circolare Manganelli), aveva tentato di chiarire le diverse interpretazioni fornendo indicazioni agli uffici preposti nel senso di considerare le condanne emesse ai sensi dell’articolo 14, comma 5ter, del testo Unico sull’immigrazione, rientranti all’interno dei reati previsti dagli articoli 380 e 381 del ccp.
Si tratta delle condanne inflitte a quanti, dopo aver ricevuto un foglio di via, non abbiano lasciato il territorio nazionale e ad un successivo controllo sia stata quindi rilevata la loro presenza.
La questione è ovviamente di elevatissima importanza visto che gran parte dei cittadini stranieri che hano usuffruito della norma di regolarizzazione proprio in virtù della loro condizione irregolare di soggiorno, possono essere stati "controllati" indifferentemente una o più volte nel corso della loro presenza.
La casualità che divide le sorti di chi, sempre irregolaremente presente, è stato trovato in Italia una volta sola, da quelle di chi invece ha subito più controlli, appere fin da subito non poter essere motivo di discriminante per poter procedere alla regolarizzazione o al diniego della stessa, quantomeno sotto il profilo della ragionevolezza che sempre la norma deve rispettare.
Ma il Tar Toscana accoglie la richiesta di sospensiva del provvedimento di rigetto non tanto sotto questo punto di vista, piuttosto con alcune motivazioni che in un approfondimento, Guido Savio, aveva già suggerito nelle scorse settimane.
Secondo il Tar Toscana infatti, il reato previsto dall’articolo 14, comma 5ter, del TU immigrazione, non rientrerebbe tra quelli elencati negli articoli 280 e 381 del ccp.
Infatti, è lo stesso Testo Unico sull’immigrazione a sottrarre questo reato da quelli previsti dai due articoli del ccp quando all’articolo 14, comma 5quinques prevede l’arresto obbligatorio per l’autore del fatto.
Il Tar Toscana dice che " il delitto di cui al citato art. 14, c. 5-ter, pacificamente non ricadente nell’art. 380 c.p.p., ma astrattamente riconducibile all’art 381 c.p.p. quanto alla pena edittale, è stato sottratto all’ambito operativo della previsione codicistica sull’arresto facoltativo per espressa iniziativa del legislatore, il quale, per i casi di ingiustificato trattenimento nel territorio dello Stato, ha inteso prevedere l’arresto obbligatorio, all’uopo modificando il co. 5-quinquies del medesimo art. 14-ter mediante l’art. 1 del D.L. n. 241/04".
Si tratta di un primo ed importantissimo risultato che, in attesa di una pronuncia definitiva sulla vicenda, può essere utile a produrre interpretazioni simili anche da parte di altri Tribunali Amministrativi, con la speranza che questo orientamento possa far propendere per una inversione di tendenza sui provvedimenti di diniego.

Io non ci sto!

martedì 13 aprile 2010

All'atto indegno di Adro Oscar Lancini, sindaco di Adro in provincia di Brescia, che aveva disposto dei pulmini per prelevare i bambini delle famiglie che non riuscivano a pagare la mensa scolastica (non avrebbe fatto prima, con gli stessi soldi, a sfamare quegli stessi bambini insieme ai loro compagni?), ha dovuto provvedere un semplice cittadino. Un imprenditore, che ha versato 10.000 euro, in forma anonima, per appianare il debito. L'imprenditore, però, non si è fatto scappare l'occasione di scrivere una lettera ai suoi compaesani:

Io non ci sto

Sono figlio di un mezzadro che non aveva soldi ma un infinito patrimonio di dignità. Ho vissuto i miei primi anni di vita in una cascina come quella del film “L’albero degli zoccoli”. Ho studiato molto e oggi ho ancora intatto tutto il patrimonio di dignità e inoltre ho guadagnato i soldi per vivere bene. E’ per questi motivi che ho deciso di rilevare il debito dei genitori di Adro che non pagano la mensa scolastica.

A scanso di equivoci, premetto che:
- Non sono “comunista”. Alle ultime elezioni ho votato per FORMIGONI. Ciò non mi impedisce di avere amici dì tutte le idee politiche. Gli chiedo sempre e solo la condivisione dei valori fondamentali e al primo posto il rispetto della persona.
- So perfettamente che fra le 40 famiglie alcune sono di furbetti che ne approfittano, ma di furbi ne conosco molti. Alcuni sono milionari e vogliono anche fare la morale agli altri. In questo caso, nel dubbio sto con i primi. Agli extracomunitari chiedo il rispetto dei nostri costumi e delle nostre leggi, ma lo chiedo con fermezza ed educazione cercando di essere il primo a rispettarle. E tirare in ballo i bambini non è compreso nell’educazione.

Ho sempre la preoccupazione di essere come quei signori che seduti in un bel ristorante se la prendono con gli extracomunitari. Peccato che la loro Mercedes sia appena stata lavata da un albanese e il cibo cucinato da un egiziano. Dimenticavo, la mamma è a casa assistita da una signora dell’Ucraina.

Vedo attorno a me una preoccupante e crescente intolleranza verso chi ha di meno. Purtroppo ho l’insana abitudine di leggere e so bene che i campi di concentramento nazisti non sono nati dal nulla, prima ci sono stati anni di piccoli passi verso il baratro. In fondo in fondo chiedere di mettere una stella gialla sul braccio agli ebrei non era poi una cosa che faceva male.

I miei compaesani si sono dimenticati in poco tempo da dove vengono. Mi vergogno che proprio il mio paese sia paladino di questo spostare l’asticella dell’intolleranza di un passo all’anno, prima con la taglia, poi con il rifiuto del sostegno regionale, poi con la mensa dei bambini, ma potrei portare molti altri casi.

Quando facevo le elementari alcuni miei compagni avevano il sostegno del patronato. Noi eravamo poveri, ma non ci siamo mai indignati. Ma dove sono i miei compaesani, ma come è possibile che non capiscano quello che sta avvenendo?
Che non mi vengano a portare considerazioni “miserevoli”. Anche il padrone del film di cui sopra aveva ragione. La pianta che il contadino aveva tagliato era la sua. Mica poteva metterla sempre lui la pianta per gli zoccoli. (E se non conoscono il film che se lo guardino..)

Ma dove sono i miei sacerdoti. Sono forse disponibili a barattare la difesa del crocifisso con qualche etto di razzismo. Se esponiamo un bel rosario grande nella nostra casa, poi possiamo fare quello che vogliamo?
Vorrei sentire i miei preti “urlare”, scuotere l’animo della gente, dirci bene quali sono i valori, perché altrimenti penso che sono anche loro dentro il “commercio”.

Ma dov’è il segretario del partito per cui ho votato e che si vuole chiamare “partito dell’amore”. Ma dove sono i leader di quella Lega che vuole candidarsi a guidare l’Italia.
So per certo che non sono tutti ottusi ma che non si nascondano dietro un dito, non facciano come coloro che negli anni 70 chiamavano i brigatisti “compagni che sbagliano”.

Ma dove sono i consiglieri e gli assessori di Adro? Se credono davvero nel federalismo, che ci diano le dichiarazioni dei redditi loro e delle loro famiglie negli ultimi 10 anni. Tanto per farci capire come pagano le loro belle cose e case.
Non vorrei mai essere io a pagare anche per loro. Non vorrei che il loro reddito (o tenore di vita) Venga dalle tasse del papa di uno di questi bambini che lavora in fonderia per 1200 euro mese (regolari).

Ma dove sono i miei compaesani che non si domandano dove, come e quanti soldi spende l’amministrazione per non trovare i soldi per la mensa. Ma da dove vengono tutti i soldi che si muovono, e dove vanno?
Ma quanto rendono (o quanto dovrebbero o potrebbero rendere) gli oneri dei 30.000 metri cubi del laghetto Sala. E i 50.000 metri della nuova area verde sopra il Santuario chi li paga? E se poi domani ci costruissero? E se il Santuario fosse tutto circondato da edifici? Va sempre bene tutto?
Ma non hanno il dubbio che qualcuno voglia distrarre la loro attenzione per fini diversi. Non hanno il dubbio di essere usati? E’ già successo nella storia e anche in quella del nostro paese.

Il sonno della ragione genera mostri.

Io sono per la legalità. Per tutti e per sempre. Per me quelli che non pagano sono tutti uguali, quando non pagano un pasto, ma anche quando chiudono le aziende senza pagare i fornitori o i dipendenti o le banche. Anche quando girano con i macchinoni e non pagano tutte le tasse, perché anche in quel caso qualcuno paga per loro.
Sono come i genitori di quei bambini. Ma che almeno non pretendano di farci la morale e di insegnare la legalità perché tutti questi begli insegnamenti li stanno dando anche ai loro figli.

E chi semina vento, raccoglie tempesta!

I 40 bambini che hanno ricevuto la lettera di sospensione servizio mensa, fra 20/30 anni vivranno nel nostro paese. L’età gioca a loro favore. Saranno quelli che ci verranno a cambiare il pannolone alla casa di riposo. Ma quei giorno siamo sicuri che si saranno dimenticati di oggi?
E se non ce lo volessero più cambiare? Non ditemi che verranno i nostri figli perché il senso di solidarietà glielo stiamo insegnando noi adesso. E’ anche per questo che non ci sto.

Voglio urlare che io non ci sto. Ma per non urlare e basta ho deciso di fare un gesto che vorrà dire poco, ma vuole tentare di svegliare la coscienza dei miei compaesani.

Ho versato quanto necessario a garantire il diritto all’uso della mensa per tutti i bambini, in modo da non creare rischi di dissesto finanziario per l’amministrazione, in tal modo mi impegno a garantire tutta la copertura necessaria per l’anno scolastico 2009/2010.
Quando i genitori potranno pagare, i soldi verranno versati in modo normale, se non potranno o vorranno pagare il costo della mensa residuo resterà a mio totale carico. Ogni valutazione dei vari casi che dovessero crearsi è nella piena discrezione della responsabile del servizio mensa.

Sono certo che almeno uno di quei bambini diventerà docente universitario o medico o imprenditore o infermiere e il suo solo rispetto varra la spesa.
Ne sono certo perché questi studieranno mentre i nostri figli faranno le notti in discoteca o a bearsi con i valori del “grande fratello”.

Il mio gesto è simbolico perché non posso pagare per tutti o per sempre e comunque so benissimo che non risolvo certo i problemi di quelle famiglie.
Mi basta sapere che per i miei amministratori, per i miei compaesani e molto di più per quei bambini sia chiaro che io non ci sto e non sono solo.

Molto più dei soldi mi costerà il lavorio di diffamazione che come per altri casi verrà attivato da chi sa di avere la coda di paglia. Mi consola il fatto che catturerà soltanto quelle persone che mi onoreranno del loro disprezzo.
Posso sopportarlo. L’idea che fra 30 anni non mi cambino il pannolone invece mi atterrisce.

Ci sono cose che non si possono comprare. La famosa carta di credito c’è, ma solo per tutto il resto.

Un cittadino di Adro

(Grazie a Marcello Saponaro)

Solidarietà ad Emergency

lunedì 12 aprile 2010

"Primo Marzo 2010 - Una giornata senza di noi" esprime sconcerto e massima solidarietà ai medici, agli infermieri e a tutti gli operatori di Emergency. L'associazione è stata oggetto di un'aggressione in Afghanistan dove, nell'ospedale di Lashkar Gah, sono stati arrestati tre operatori italiani (Matteo Pagani, Marco Garatti e Matteo Dell'Aira) e sei afghani accusati di complicità con i talebani.
Esprimiamo massima solidarietà e vicinanza alle famiglie dei nostri connazionali e a quelle degli operatori afghani. E chiediamo che tutti gli operatori di Emergency vengano liberati al più presto.

Istruzioni contro la sanatoria-truffa

martedì 6 aprile 2010

In questi giorni si sta ponendo un problema molto serio per tanti lavoratori immigrati che hanno partecipato alla sanatoria per colf e badanti.
Per effetto di una circolare del capo della Polizia, le questure hanno incominciato a respingere le domande presentate da chi avesse già ricevuto due volte il foglio di via.
Il lavoratore immigrato che si trova in questa condizione e si reca allo sportello per espletare le pratiche relative al rilascio del permesso di soggiorno, rischia di essere espulso su due piedi. E' successo a Trieste e Venezia, può accadere e accadrà in tante altre città italiane.

Come movimento Primo Marzo 2010 chiediamo a tutti i nostri sostenitori, simpatizzanti etc. di:

- dire a tutti gli immigrati che hanno fatto richiesta di permesso di soggiorno all'ultima sanatoria e che conoscono che, se che hanno ricevuto più di un foglio di via, NON devono assolutamente presentarsi all'appuntamento fissato dalle autorità per il rilascio del permesso, ma mandare un avvocato.
- segnalare i nomi di avvocati disponibili a partecipare alla cordata legale dell'ASGI (Associazione Studi Giuridici sull'Immigrazione) per approntare una rete di tutela legale e ricorrere ai tribunali amministrativi contro la circolare del capo della Polizia.

Cliccando qui potete leggere per esteso e sottoscrivere l'appello Per una scelta di equità e giustizia

Appello affinché non sia una storia di legalità punita

lunedì 5 aprile 2010




Questa è una storia di legalità punita. La storia di datori di lavoro italiani e lavoratori immigrati presi in giro per aver avuto fiducia in una legge dello Stato, stabilizzato un lavoro sommerso, dichiarato la loro situazione a prefetture e questure, e per aver pensato infine che la legge fosse uguale per tutti.



Parliamo della “sanatoria” dei cittadini stranieri, anche se questo nome è improprio perché richiama alla mente condoni offerti ex post a chi, in un modo o nell’altro, ha fatto il furbo. Nel nostro caso, invece, non è di furbi che si tratta, ma di lavoratori onesti a cui è stata offerta la possibilità di vivere alla luce del sole. Non dimentichiamo nemmeno la natura discriminatoria del provvedimento, che ha sanato la posizione solo di chi lavorava nelle nostre case o assisteva i nostri anziani, lasciando costretti allo sfruttamento e alla clandestinità i dipendenti dell’industria e dell’agricoltura: l’ennesima bizzarria tutta italiana alla quale, purtroppo, ci siamo da tempo assuefatti.



La regolarizzazione riguardava, come è ovvio, persone che erano prive del permesso di soggiorno prevedendo che non potessero regolarizzarsi solo gli stranieri che erano stati espulsi per gravi ragioni di ordine pubblico e sicurezza e che avevano commesso reati penali di una certa rilevanza. Così, di fronte all'apertura di un percorso di legalità, lavoratori e datori di lavoro sono “emersi”, hanno riempito moduli e dichiarazioni, pagato quanto dovuto (nelle casse dello Stato sono entrati 154 milioni di euro in contributi arretrati e marche da bollo), convinti di ristabilire così almeno una piccola fetta di legalità.



Alla fine della procedura, ovvero al momento di consentire allo straniero che aveva fatto la regolarizzazione di ottenere l'agognato permesso di soggiorno, ecco che, dopo diverse settimane di grave confusione, con applicazioni della legge totalmente diverse tra le varie città, interviene la novità, contenuta in una “circolare interpretativa” della polizia: è vero, vi si sostiene, che la sanatoria regolarizza i clandestini, purché però gli interessati non siano “troppo” clandestini; via libera alla regolarizzazione di coloro che hanno ricevuto un solo decreto di espulsione; niente da fare invece per coloro che di decreti di espulsione ne hanno ricevuto più di uno; anche se sono emersi, anche se quanto dovuto è stato pagato, anche se hanno un lavoro, una casa, una identità. Secondo la citata interpretazione, la disobbedienza all'ordine di espulsione ripetuta più volte (considerata reato penale dalla legge sull’immigrazione) equivarrebbe, come gravità, a reati che la legge prevede come ostativi alla regolarizzazione quali ad esempio truffa, fabbricazione di esplosivi, furto aggravato, lesione personale etc.



L'interpretazione sopra proposta ci colpisce profondamente, perché riteniamo operi uno stravolgimento della legge determinando una situazione non rispettosa dei principi di uguaglianza, ragionevolezza e non discriminazione che sono alla base del nostro vivere civile e del nostro ordinamento costituzionale. Come persone che credono in uno stato di diritto siamo infatti allarmati se chi è rimasto a vivere nel nostro Paese senza un documento di soggiorno viene messo sullo stesso piano di consumati criminali.



Riteniamo che si debba evitare di generare un autentico circolo vizioso, visto che lo scopo della norma era proprio quella di regolarizzare chi era rimasto senza documenti di soggiorno, e che non ha alcun senso distinguere tra coloro che erano stato espulsi (sulla carta) una sola volta da coloro che lo sono stati (sempre sulla carta) più volte. Come possiamo non vedere che questa differenza tra situazioni identiche è del tutto casuale ed è legata alla maggiore visibilità di alcuni rispetto ad altri a causa del colore della pelle o alla povertà?



Come possiamo non notare che tutta questa vicenda ha il sapore di una beffa nei confronti di chi- lavoratori e datori di lavoro- ha creduto nella legalità, aderendo alla regolarizzazione? Come possiamo tacere, se il messaggio che emerge è che fidarsi delle autorità è sciocco, che conviene sempre rimanere invisibili, far lavorare in nero, non pagare le tasse, in nome della convinzione tutta italiana che sia l’illegalità a premiare?



Riteniamo che in questa storia sia possibile vedere uno dei tanti segni del degrado etico che sta investendo il nostro paese, sempre più forte con i deboli e sempre più debole con i forti. Constatiamo allarmati la diffusione di norme e prassi che, facendo leva sulla paura, riservano solo agli stranieri dei trattamenti di estrema durezza, mentre molte illegalità gravi e diffuse che scuotono il Paese vengono apertamente tollerate.



Auspichiamo quindi che anche in questa piccola ma illuminante vicenda - che riguarda le persone che accudiscono i nostri anziani e puliscono le nostre case - alla fine prevalgano ragionevolezza e giustizia, ed è con questo spirito che ci rivolgiamo alle autorità e a tutti i cittadini e attendiamo fiduciosi le decisioni della Magistratura.



Affinché non sia una storia di legalità punita.



Potete sottoscrivere questo appello, lanciato a Trieste il 1 aprile, qui.

I primi firmatari sono: Stella Abbamonte – avvocato; Sergia Adamo – ricercatrice Università di Trieste; Daniela Antoni - Cobas Scuola Trieste; Simona Baldanzi – scrittrice; Giuseppe Bea - CNA Nazionale / Area IMMIGRAZIONE; Michele Berti - Responsabile Servizi Immigrati della UIL Friuli Venezia Giulia; Carlo Bianconi – avvocato; don Albino Bizzotto - Beati I Costruttori Di Pace; Silva Bon – storica; Maria Bonafede - moderatora della Chiesa Valdese, Unione delle Chiese Valdesi e Metodiste in Italia; Giovanna Botteri - corrispondente Rai per il NordAmerica; Antonella Bukovac – poetessa; Alberto Burgio – docente Università di Bologna; Paolo Cacciari – giornalista; Fulvio Camerini – medico; Gianfranco Carbone – avvocato; Massimo Carlotto – scrittore; Pierluigi Celli - direttore LUISS (libera università degli studi Guido Carli); Michel Charbonnier – pastore della Chiesa Valdese di Trieste; don Luigi Ciotti - Gruppo Abele e Libera; Massimo Cirri - autore teatrale, psicologo, conduttore della trasmissione radiofonica "Caterpillar" Radio 2; Walter Citti – responsabile sezione FVG ASGI-Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione; Roberta Colacino – attrice; Daria Colombo – scrittrice; Comunità Valdese di Trieste; Coordinamento donne contro il razzismo della Casa internazionale delle donne di Roma; Mauro Covacich – scrittore; Alessandro Dal Lago – docente Università di Genova; Andrea Del Testa - A Sud Toscana; don Pierluigi Di Piazza - presidente Centro Balducci; Valerio Evangelisti – scrittore; Liliana Ferrari – docente Università di Trieste; Dario Fo – attore, Premio Nobel per la letteratura; Gianluca Gabrielli - storico del razzismo; don Andrea Gallo - Comunità San Benedetto al Porto Genova; Fabrizio Gatti – giornalista; Franco Giraldi - regista; Vincenzo Guerrizio - giornalista televisivo RAI ("Presa diretta" – RAI3); Irma Guzman- mediatrice culturale; Margherita Hack - astrofisica; Veit Heinichen – scrittore; Riccardo Iacona - giornalista televisivo RAI ("Presa diretta" – RAI3); Anna Illy – imprenditrice; Roberto Lamacchia - presidente Associazione Giuristi democratici; Domenico Lucano - Sindaco di Riace; Andrea Maestri - avvocato; Claudio Magris – scrittore; Marialuisa Mancuso - avvocato; Francesco Mason – avvocato; Maria Luisa Matero – avvocato; Moreno Miorelli - organizzatore della Stazione di Topolò; Luigi Mochi Sismondi - Associazione Culturale Chico Mendes di Roma; Sabrina Morena - regista; Grazia Naletto – ricercatrice, vicepresidente Associazione Lunaria; Moni Ovadia - attore, cantante, compositore; Veronica Padoan - ricercatrice Università di Roma; Boris Pahor – scrittore; Bojana Pavicevic – mediatrice culturale; Giorgio Pellis – medico; Vincenza Perilli – ricercatrice; Maurizio Pessato - amministratore delegato SWG spa; Carmela Pignato - docente Università di Trieste; Ugo Pierri – pittore; Donatella Pini – docente Università di Padova; Rosella Pisciotta – Teatro Miela/Bonawentura; Giorgio Pressburger - scrittore e regista; Stefania Ragusa – giornalista, Coordinamento Nazionale Primo Marzo 2010; Franca Rame – attrice; Melita Richter – mediatrice culturale, docente Università di Trieste; Annamaria Rivera – antropologa, saggista, docente dell'Università di Bari; Franco Rotelli - medico; PierAldo Rovatti – docente Università di Trieste; Pino Roveredo – scrittore; Paolo Rumiz – scrittore, giornalista; padre Antonio Santini – Beati i Costruttori di Pace; Chiara Sasso - coordinatrice Rete comuni solidali; Gianfranco Schiavone – presidente ICS-Consorzio Italiano di Solidarietà; Filippo Solibello - autore, conduttore della trasmissione radiofonica "Caterpillar" Radio 2; Marco Sofianopulo - compositore, direttore della Cappella Civica del comune di Trieste; Marina Spaccini – medico; Pierluigi Sullo – direttore della rivista CARTA; Gino Strada – chirurgo, fondatore di Emergency; Susanna Tamaro – scrittrice; Giorgio Tambulini – medico; Ciro Tarantino - ricercatore Università della Calabria; Tavola Valdese, organismo esecutivo della Chiesa Valdese – Unione delle Chiese Valdesi e Metodiste in Italia; Francesca Terzoni – avvocato, Coordinamento Nazionale Primo Marzo 2010; Giacomo Todeschini - docente Università di Trieste; Giuseppe Trebbi - docente Università di Trieste; Lorenzo Trucco – presidente nazionale ASGI-Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione; Edvino Ugolini – poeta; Viviana Valente - giornalista; Gabriella Valera – docente Università di Trieste; Fulvio Vassallo Paleologo – docente Università di Palermo; don Mario Vatta – Comunità di S. Martino al Campo; Claudio Venza – docente Università di Trieste; Roberto Vecchioni – cantante; Roberto Weber - presidente SWG spa; Claudio Zaccaria – docente e direttore del CISEM Università di Trieste; Maurizio Zacchigna – attore; Alex Zanotelli – missionario comboniano; Anna Zoppellari – docente Università di Trieste; Nazarena Zorzella - vice presidente ASGI.