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Come fare il 1° Marzo 2014

Bakeca

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Ecco a voi il sapone anti-immigrati

lunedì 22 marzo 2010

Ci sono tanti luoghi comuni intorno agli immigrati ad esempio che puzzano, che portano le malattie e le disgrazie...ma una soluzione c'è e ci hanno pensato quelli del Carroccio.

Ad Arezzo e provincia militanti della lega Nord hanno deciso di distribuire sapone anti-immigrati. Se mai ti capitasse di incrociarne uno e di dovergli dare la mano, ecco pronto per te il magico sapone. E' semplice e soprattutto economico, dal momento che la Lega gentilmente te lo regala. Un oggetto molto utile per evitare di farsi contaminare dagli stranieri.

Ma mi chiedo quanto possa essere efficace? E' un atteggiamento che ha decisamente dell'ossessivo-compulsivo e quindi come ogni ossessivo-compulsivo deve ricercare la perfezione. Allora, oltre a lavarsi le mani dopo averle strette ad un extracomunitario dovrà anche disinfettare a fondo la frutta che compra al supermercato, perché molto probabilmente sarà stata raccolta e quindi toccata da un numero indefinito di immigrati per di più irregolari. Dopo di ciò dovrà disinfettare i propri figli e i propri genitori anziani che sono accuditi e curati da badanti extracomunitarie. Per non parlare delle maniglie e dei corrimano dei mezzi pubblici a loro volta toccati da persone di ogni provenienza e così via....

Capite che, per nostra fortuna, oggi viviamo in un paese dove ci sono numerose persone immigrate e pensare di poter lavare via questa nostra nuova civiltà è una pazzia che solo una patologia ossessiva compulsiva può spiegare.
Le mani se le dovrebbero lavare coloro che pensano che una campagna elettorale si possa costruire sui saponi o che possano bastare le Mambo Girls che sculettano qua e là per raccogliere sostenitori.

I cittadini hanno bisogno di proposte concrete per affrontare i problemi quotidiani che in questo ultimo periodo si sono particolarmente acuiti.
Un posto per ogni cosa e ogni cosa al suo posto mi ripeteva spesso la mia maestra alle elementari per insegnarmi ad essere ordinata. Ecco direi che questo monito può essere benissimo applicato ai saponi anti immigrati e a tutte le idee bizzarre proposte dal Carroccio. La politica usi un linguaggio rispettoso di tutti i cittadini e lasci il linguaggio da cabaret al suo posto.

Per maggiori info:
http://www.repubblica.it/cronaca/2010/03/20/news/sapone_arezzo-2779667/

Primo marzo a scuola

domenica 21 marzo 2010

Un gruppo di giovani giornalisti milanesi ha voluto dare il proprio contributo a Primo Marzo raccontando la giornata dal punto di vista di un gruppo di bambini e delle loro maestre. Il loro video è visibile qui

Parte da Cassibile una nuova campagna antirazzista

sabato 20 marzo 2010

Dopo il 1° marzo a Cassibile, inizia la campagna “ Io non assumo in nero”

Dopo i terribili giorni di Rosarno e la positiva esperienza del 1° marzo a Cassibile, quest’anno vogliamo costruire una campagna di rilievo nazionale a difesa dei diritti dei migranti stagionali supersfruttati nelle campagne siracusane.
Da anni centinaia di migranti vengono a Cassibile, soprattutto durante la stagione di raccolta delle patate (aprile/giugno), per essere sfruttati in condizioni neoschiaviste da un padronato che, grazie all’evasione contributiva, ai bassi salari ed alle condizioni disumane di lavoro, si arricchisce indistrurbato grazie all’intermediazione dei caporali ed all’inefficacia, o peggio assenza, delle istituzioni preposte e dei sindacati concertativi.
Da anni a Cassibile ci si preoccupa esclusivamente di contenere la visibilità dei migranti in paese, quando tornano dal lavoro, anche se pagano (chi può, altrimenti dorme in mezzo agli alberi) esosi affitti e consumano come i locali abitanti.
Da anni si aspettano le ultime settimane per provvedere ad un’accoglienza, sempre d’emergenza, (addirittura l’anno scorso neanche quella), ma solo per poche decine di migranti “regolari”; una regolarità pretesa per offrire loro un posto letto, ma ignorata quando si tratta delle garanzie contrattuali e delle tutele sindacali. E’ drammatico che ciò si ripeta in una terra dove 42 anni fa ci furono eroiche lotte bracciantili, che riuscirono a debellare a livello nazionale le piaghe delle gabbie salariali e del caporalato.
A Cassibile come a Rosario la maggioranza dei migranti sono regolari (rifugiati, richiedenti asilo, in attesa di rinnovo del permesso di soggiorno, da poco licenziati, alla ricerca di nuova occupazione), ma questa maggioranza con il passare del tempo viene spinta verso l’irregolarità (grazie a vergognose leggi razziali come la Bossi-Fini ed il recente “pacchetto sicurezza”), se non dimostra i contributi versati.
Il principio di “Uguale salario per uguale lavoro” o diventa la bussola dell’associazionismo antirazzista e del sindacalismo conflittuale o la differenziazione etnica dei salari può innescare fratricide guerre fra poveri, contrapponendo lavoratori italiani ai migranti e fra gli stessi migranti di diverse nazionalità, soprattutto in presenza dell’attuale devastante crisi economica. Rivendichiamo inoltre l’ottenimento del permesso di soggiorno per chi denuncia chi sfrutta il lavoro nero, ribaltando in senso estensivo i contenuti della direttiva europea n.52 del 18/6/’09.
Quest’anno, anche in seguito all’assemblea nazionale dei GAS (Gruppi d’Acquisto Solidale) in Sicilia,vogliamo proporre alle associazioni del consumo critico ed a tutte le reti di movimento solidale la campagna “Io non assumo in nero, comprate le patate socialmente eque”; già possiamo fornire alcuni recapiti di aziende che producono patate e che garantiscono l’assunzione in regola dei migranti stagionali ( alcune lo fanno da anni e subiscono una concorrenza sleale dalle altre).
Vogliamo e possiamo dimostrare che si può combattere il lavoro in nero, senza criminalizzare le vittime e con la loro partecipazione individuare chi si arricchisce con la piaga del caporalato e la consolidata rete di complicità. La lezione di civiltà, dataci dai migranti in rivolta contro i poteri criminali a Castelvorturno ed a Rosarno, deve incoraggiare la costruzione di una nuova stagione di lotta per i diritti di tutti i lavoratori, che veda i migranti come protagonisti della costruzione del proprio/nostro futuro, libero dal razzismo e dallo sfruttamento.
Rete Antirazzista Catanese

Savater sull'immigrazione

venerdì 19 marzo 2010

Uno stralcio dell'intervista al filosofo Fernando Savater, pubblicata dall'Espresso in edicola oggi.

Le massicce ondate di immigrati in Europa hanno impaurito una buona parte della popolazione, obbligandoci a mettere in discussione valori e gesti tradizionali...
«L'immigrazione è un fatto umano. La differenza tra gli scimpanzè e gli uomini è che i primi sono divenuti stanziali mentre noi abbiamo cominciato subito a emigrare. L'emigrazione ci ha resi umani: questo processo di adatamento all'ignoto ha fatto dell'uomo quel che è oggi. E in questo mondo in cui è molto più facile sapere quello che accade altrove è inevitabile avere un alto livello di emigrazione per necessità, per motivi politici, per desiderio di miglioramento. Dobbiamo capire come adattare istituzioni che sono troppo chiuse a una situazione che comporta l'ospitalità. L'ospitalità è una delle grandi necessità della nostra epoca. Tutto ciò che mira all'istituzione di caste separate è destinato all'insuccesso. L'Europa è un paese di emigranti, ma ogni volta che cambia secolo ci dimentichiamo che siamo emigranti e crediamo che non abbiamo mai avuto immigrazione. Oggi ci meravigliamo dell'immigrazione africana in Europa, ma tra 100 anni sarà un fatto normale, come ha dimostrato l'elezione di Barack Obama».
Una piccola glossa: speriamo che ciò che dice Savater avvenga prima, molto prima di 100 anni.

una giornata italiana

giovedì 18 marzo 2010

Da un'idea di Riccardo Staglianò, il video "Una giornata italiana" racconta perchè senza gli immigrati saremmo perduti
GUARDA IL VIDEO
Immagini, interviste, schede, domande, luoghi comuni e risposte.
Numeri e voci della presenza dei lavoratori immigrati in Italia.

Per capire uno degli aspetti, quello del lavoro.
Ben sapendo che chi lascia il proprio paese per venire nel nostro è molto più di un lavoratore.

I rifugiati parlano di noi

Accompagnare i rifugiati nel percorso verso l’autonomia prevede formalmente l’attenzione a problemi relativi all’abitazione, all’occupazione, alla sanità, a problemi socio-legali, etc. È evidente però la difficoltà dei migranti forzati di dedicarsi a questioni tanto vitali quanto pratiche se prima non si attuano iniziative volte a rafforzare la presenza nel mondo e a stimolare legami che possano proteggerli e che permettano all’individuo di potersi radicare nel nuovo contesto.
Con questa pubblicazione si raccontano le tante iniziative informali di integrazione e gli approcci sperimentali che si sono messi in atto fino all’ottobre del 2008 nel Centro Enea a Roma, attraverso gli occhi e la voce, la macchina fotografica e la penna degli ospiti. Ciò che è stato realizzato dai ragazzi che hanno scritto e fotografato ha dato vita ad un testo fatto di immagini e parole: le loro.
La pubblicazione si può scaricare cliccando qui.

Il successo del Primo marzo. E il suo futuro

Padre Carlo è stato liberato

La notizia ci arriva da Massimiliano Perna del comitato di Siracusa e, per quanto riguarda me, che scrivo questo post, è la migliore possibile: «Padre Carlo è stato liberato, ero in chiesa quando è successo e ho potuto vederlo subito. E la felicità dei ragazzi è stata indescrivibile. Vi ringrazierà lui per la solidarietà ed il sostegno, ma lo faccio già io per lui. Il peggio è passato». E il diretto interessato, sulla sua pagina FaceBook, scrive: «Stasera è venuta la polizia penitenziaria a notificarmi l'ordine di scarcerazione. Si chiude il primo tempo di una partita tutta da giocare e che voglio giocarmi ! Un profondo grazie a chi mi ha tenuto a galla in giorni davvero tristi. Venerdì alle ore 9,30 ci sarà una conferenza stampa in cui penso di avere qualcosa da dire. Vi abbraccio tutti ! Vi abbraccio forte».
Padre Carlo, per chi non lo sapesse, è il nostro referente di Siracusa, un sacerdote di frontiera, che da vent'anni almeno è impegnato in prima linea nella difesa dei diritti dei migranti, nella convinzione che non può esserci pace senza giustizia e che la condizione del cristiano è in primo luogo quella dell'impegno incondizionato verso gli altri e soprattutto verso i più deboli (il resto è fuffa). Padre Carlo lo scorso 9 febbraio è stato arrestato con accuse piuttosto surreali, tra cui quella di avere organizzato in parrocchia una specie di racket per il rilascio di permessi di soggiorno. Senza passaggio di denaro, però. Come ebbe a scrivere Massimiliano stesso, si sarebbe trattato del primo caso di associazione a delinquere non profit. Comunque, con la storia dell'arresto Carlo si è sfangato la fatica del Primo Marzo. Adesso andremo da lui e lo "inchioderemo" alle sue responsabilità di referente e siamo sicure che ne sarà felice: Siracusa, con la zona di Cassibile (che potrebbe essere la prossima Rosarno) è uno dei punti più caldi d'Italia, uno di quelli dove ha molto senso concentrare il lavoro culturale del Primo Marzo, prima ancora di quello politico.

"Non ci risulta che nel palazzo abiti una persona di colore nero"

mercoledì 17 marzo 2010





“Non ci risulta che nel palazzo abiti una persona di colore nero”… L’agghiacciante cartello affisso in un condominio milanese dice più di mille articoli e trattati dell’abisso razzista in cui sono precipitati questo nostro Paese e anche Milano, la città che ha costruito la sua fortuna di “capitale morale” sull’accoglienza e sull’apertura. E’ difficile anche descrivere l’orrore che fa la normalità piatta di questo pezzo di carta; è impossibile non farsi venire alla mente altri pezzi di carta, quelli con cui alla fine degli anni ‘30 le persone venivano richieste di non entrare nei negozi per via della loro “razza”, versione antica ma non differente dal “colore” di oggi. Come abbiamo potuto consentire che tutto questo succedesse di nuovo, come possiamo non accorgerci che il razzismo è di nuovo qui tra noi, sdoganato da una politica che consente a se stessa, con l’assoluta impunità, di usare parole taglienti come lame. Che ha educato gli italiani a considerare legittima la violenza verbale, anche quella asciutta, di tono burocratico e amministrativo, di questo cartello nazista. Non sono solo le Santanchè e i Calderoli, i Borghezio e le Mussolini che blaterano in televisione. Sono anche quei rispettabili signori deputati e senatori che ti dicono in modo amabile che è questione di proteggere l’italianità, i nostri valori, e di conseguenza votano leggi ignobili come quelle che il Parlamento italiano ha sfornato (il reato di clandestinità, ve lo ricordate?) o impediscono che anche l’Italia affermi principi universali di civiltà in tema di cittadinanza e di rispetto (la legge Sarubbi-Granata è ferma ai box, e la legge contro l’omofobia di Paola Concia sappiamo bene com’è finita). L’omofobia, il razzismo, l’odio, la limitazione dei diritti altrui senza ragionevoli motivi sono diventate la norma, l’abitudine. Si è legittimata la preminenza del più forte, del cittadino di “colore bianco” direbbero in quel condominio, nella logica che la maggioranza vince: vince sulle regole, vince sulle leggi, vince sul buon senso, vince sulla civiltà. E’ il corollario di quindici anni di Berlusconismo, del lavacro del consenso che rende tutto legittimo e inarrestabile, della cura dell’interesse proprio, dell’eliminazione delle regole della civile convivenza basata sulla limitazione della propria libertà lì dove comincia quella degli altri.

(Ivan Scalfarotto)

vogliono espellere joy

martedì 16 marzo 2010

Agosto 2009, Joy, una donna nigeriana irregolare, ricnchiusa nel CIE di via Corelli subisce un tentativo di stupro e indica nell'ispettore capo Vittorio Addesso l'aggressore: riesce a difendersi grazie all'intervento di Hellen, una compagna di reclusione.
Qualche settimana dopo nel Cie scoppia una rivolta contro le generali condizioni disumane di reclusione. In quesi giorni ci furono rivolte e scioperi della fame in molti CIE (Ponte Galeria, Modena e Gradisca).
Joy, Hellen e altre donne nigeriane denunciano di essere state, in occasione della rivolta, ammanettate, portate in una stanza senza telecamere, fatte inginocchiare e picchiate violentemente.
In seguito alla rivolta, a Milano si è svolto un processo contro 14 donne e uomini migranti, tra cui Joy e le altre e durante il processo le donne denunciano pubblicamente le aggresisoni e ne indicano il responsabile.
A causa della rivolta, alcuni/e migranti, tra cui Joy ed Hellen, accusate anche di calunnie, vengono condannati a 6 mesi di carcere; altri a 9 mesi e indirizzati in diverse carceri.
A febbraio di quest'anno, dopo la scarcerazione, Joy viene mandata nel CIE di Modena, Hellen in quello di Ponte Galeria a Roma: è di ieri la notizia che sarebbe pronta l'autorizzazione al rimpatrio da parte delle autorità nigeriane, l'ultimo passo prima dell'espulsione dal nostro paese.
Insieme ad un avvocato, Joy ha avviato, ancora in carcere, le pratiche per il ricnoscimento della protezione umanitaria, grazie all'art.18 del Testo Unico sull'immigrazione che garantisce sostegno alle donne vittime di tratta che decidano di denunciare i loro sfruttatori e aggressori: Joy ha iniziato questo percorso, eppure verrà comunque espulsa prima che la fase istruttoria si sia conclusa.
“La storia di Joy ci dice come li apparati repressivi e di controllo dello Stato esigano soprattutto che i ricatti sessuali che ogni donna e trans subisce dentro i Cie rimangano taciuti,” scrive il collettivo Maistatezitte di Milano che denuncia con forza questa situazione.
E la storia di Joy e Hellen e di tante altre donne come loro, ci dice che una donna immigrata non ha alcun tipo di protezione, né dentro né fuori da un CIE o da un carcere.
Abbiamo fatto dei passi perchè ci fosse una legge sullo stalking, perchè le aggressioni e le violenze contro le donne fossero portate alla luce, denunciate e duramente punite.
Ma ancora un volta questo non tocca l'universo migrante dove prima di essere donne o uomini si è irregolari e quindi schiavi, non persone, oggetti di violenza senza alcuna tutela.
Esiste una legge, a tutela delle donne immigrate, una legge voluta, in tempi diversi, sia dalla sinistra che dalla destra oggi al potere: ma di fronte all'abuso perpetrato dalle Forze dell'Ordine nessuna legge ha un valore.
La stessa cosa accadde a Preziosa, trans che denunciò un'aggressione subita nel CIE di via Corelli nel 2008; la stessa cosa accade di frequente, senza che le donne trovino la forza di fare denuncia, perchè dentro un CIE è tanto se hai la forza di continuare a vivere.
Se le donne chiedono tutela per sé, la chiedono anche per Joy ed Hellen e per ogni donna che subisca violenza: è ora di finire di permettere che un uomo, con o senza una divisa, si senta in diritto di abusare di una donna; è ora di finire di permettere che lo status di migrante significhi perdere il diritto alla vita, alla dignità, alla denuncia e alla tutela.

CHIEDIAMO CHE JOY RESTI IN ITALIA, CHE VENGA PROTETTA, CHE VENGA TUTELATA COME OGNI ALTRA DONNA.


cristina per Primo Marzo

Condannare la violenza sempre e comunque

Non importa che siano italiani o immigrati a metterla in atto. La violenza gratuita e ancor di più quella praticata contro minorenni è un abominio.

La settimana scorsa il figlio quindicenne del sindaco di Roma Gianni Alemanno e un suo amico coetaneo sono stati braccati da un gruppo di 7 giovani e picchiati. Per fortuna sono riusciti a scappare prima che venissero feriti seriamente.

L'attacco subito è stato causato da uno scambio di identità. Gli aggressori, sette ragazzi italiani, hanno scambiato le due vittime per altri due ragazzi con i quali il giorno prima avevano avuto uno screzio.
La famiglia Alemanno e quella dell'altro ragazzo, comprese le motivazioni, hanno deciso di non sporgere denuncia.

Ma mi chiedo se nel modo di trattare la notizia non ci sia la volontà di fomentare l'insofferenza verso gli immigrati.
Il sottotitolo del corriere della sera richiama la notizia in questo modo:
“ Manfredi, 15 anni, e un suo amico, attaccati da 7 giovani, figli di immigrati. Lo avevano scambiato per un altro”

Poi all'interno dell'articolo si specifica, ma solo verso le ultime tre righe:
“ Nessuno dei sette ragazzi identificati dalla polizia ha precedenti penali, sono tutti studenti e figli di immigrati che in Italia lavorano regolarmente”.

Forse non bastava dire che i ragazzi erano italiani? Forse l'azione di cui si sono macchiati sarebbe stata meno grave? La violenza è violenza indipendentemente da chi la pratica che sia italiano, filippino, marocchino, cinese.
I media dovrebbero smetterla di sottolineare sempre la provenienza e concentrarsi sulle azioni. Peraltro i ragazzi in questione sono italianissimi, sono i genitori ad essere immigrati residenti da molti anni in Italia quindi probabilmente anche loro italiani.

E' questo modo di trattare le notizie che semina paura dell'altro e luoghi comuni ingiustificati che in questo caso si scaricano anche sulle seconde generazioni che rappresentano il futuro del nostro paese.

20° Festival del Cinema Africano, Asia e America

Oggi a Milano si apre il 20° Festival del cinema Africano, Asia e America che si concluderà il 21 Marzo.
Un appuntamento importante per tutti gli amanti del cinema e non solo. Il Festival infatti aderisce alla campagna lanciata nel 2008 da Feltrinelli chiamata “ Il Razzismo è una brutta storia” centrata sul tema dell'antirazzismo.
Proprio all'interno di questa collaborazione verrà assegnato il premio al miglior film che affronta il tema del razzismo.
Inoltre il 19 marzo alle ore 18.30, presso la Feltrinelli Libri e Musica, piazza Piemonte 2, tre dei registi selezionati incontrano il pubblico.
Uno strumento in più per combattere la xenofobia e l'intolleranza attraverso il linguaggio dell'arte.

Per maggiori informazioni
http://www.festivalcinemaafricano.org/

Attacco nel quartiere della Magliana

Come più volte abbiamo ripetuto, il 1° marzo è stata solo la tappa iniziale di un percorso che ci siamo impegnati a costruire per lottare contro ogni forma di razzismo e xenofobia che ostacoli la convivenza civile e pacifica tra vecchi e nuovi cittadini italiani.

E' una strada impervia che richiede continua attenzione anche ai piccoli dettagli. A volte, avvenimenti all'apparenza insignificanti nascondono motivazioni più profonde che se indagate rivelano realtà scomode.

Forse questo è il caso dell'episodio consumatosi domenica a Roma nel quartiere della Magliana dove un phone center gestito da un begalese è stato sfasciato da una quindicina di ragazzi. La banda si è introdotta nel negozio a viso coperto e dopo aver distrutto telefoni e computer ha scaricato la sua violenza sui clienti.

I gestori, in Italia da più di 25 anni e in possesso della cittadinanza italiana, hanno riferito di aver già in passato subito minacce anche di morte, con chiari riferimenti all'odio razziale.

Tra gli italiani della zona c'è molto incredulità e soprattutto si nega che nel quartiere ci sia un clima razzista. Purtroppo i fatti non confermano la loro versione perché gli episodi di intolleranza negli ultimi due anni sono stati numerosi e indirizzati verso la comunità bengalese conosciuta per la sua laboriosità e estraneità ad atti di criminalità.

Martedì 16 alle ore 17 da Via Murlo, dove si trova il phone center, partirà un corteo di protesta contro gli episodi di razzismo a cui è invitata tutta la cittadinanza.

E' importante non abbassare mai la guardia, reagire ad ogni forma di violenza ed intolleranza per isolare chi di queste azioni si macchia. E' questa la missione che ci siamo dati il 1° marzo e che raggiungeremo soltanto unendoci, italiani e immigrati gli uni accanto agli altri, per dire no al razzismo, no alla xenofobia, no alla violenza.

Dove si è scioperato il Primo Marzo

lunedì 15 marzo 2010

Elenco per città in ordine alfabetico delle aziende le cui RSU hanno
proclamato sciopero il 1 marzo e di altri luoghi di lavoro che hanno
scioperato aderendo all’appello internazionale “una giornata senza
di noi” e riconoscendosi nel percorso che al suo interno ha
promosso il Coordinamento per lo sciopero del lavoro migrante in
Italia. Si tratta di un elenco parziale che non comprende, per esempio, le scuole e i luoghi di lavoro in cui si è scioperato in Trentino, Friuli e Veneto

BRESCIA:
1. CF GOMMA DI PASSIRANO (GOMMA PLASTICA),
2. ISOCLIMA DI REZZATO (METALMECCANICA),
3. CROMODORA DI GHEDI (METALMECCANICA),
4. BONVINI DI BRESCIA (METALMECCANICA),
5. AVICOLA MONTEVERDE DI CAZZAGO SAN MARTINO (ALIMENTARE)
6. GOBBI FRATINI (ALIMENTARE)
7. AB PALST DI MONTICHIARI (GOMMA PLASTICA),
8. TOVO GOMMA DI BEDIZZOLE(GOMMA PLASTICA)
9 SANI PLAST DI SAN PAOLO (GOMMA PLASTICA)
10 SCHUTZ ITALIA DI DELLO (GOMMA PLASTICA)
11 GKN FAD DI CARPENEDOLO (METALMECCANICA)
12 NORD ZINC DI SAN GERVASIO (METALMECCANICA)
13) FOMA DI PRALBOINO (METALMECCANICA)
14) ORLANDI DI BRESCIA (METALMECCANICA)
15 OMB DI BRESCIA (METALMECCANICA)
16 AVICOLA SAN MARTINO DI CAZZAGO (ALIMENTARE)
17 BRESCIA DOLCI (ALIMENTARE )
18.GALBA DI CELLATICA (METALMECCANICA);
19 PASOTI IN VALLE SABBIA (METALMECCANICA)

20. FONDITAL IN VALLE SABBIA (METALMECCANICA)
21. ANIMISTERIA FRANCIACORTA DI RODENGO SAIANO (METALMECCANICA)
22. METALLI PRESSOFUSI DI BERLINGO (METALMECCANICA)
23. METAL SYSTEM DI GUSSAGO (METALMECCANICA)
24. GABRI ALLI. DI VESTONE (METALMECCANICA)
25. FAST DI VESTONE (METALMECCANICA)
26. ZENI BONOMINI DI CASTO (METALMECCANICA)
27. VIDAL SRL DI CARPENEDA (METALMECCANICA)
28. FBL DEI F.LLI BETTINSOLI DI LODRINO (METALMECCANICA)
29. INIMET DI ODOLO (METALMECCANICA)
30. SEPAL DI LOGRATO (METALMECCANICA)
31. FERRARI SAS (TESSILE)
32. RIRI SPA ( METALMECCANICA )
33. SL DI MANERBIO
34. COPRA BRESCIA
35 CIEFFE SAN PAOLO
36 ASCOPLAST (GOMMA PLASTICA)
37. R.V.R DI BAGNOLO MELLA
38. COMETAL
39. EUROBOC
40 ROBOR TECNICA
41 TMV ( METALMECCANICA )
42 ATEMA
43 KOALA

44 ROSA PLAST
45 VIERRE
46 MARKAS
47 POLIECO
WOLFORD

BOLOGNA:
48. DUCATI MOTOR (BOLOGNA)
49. BONFIGLIOLI RIDUTTORI (LIPPO DI CALDERARA)
50. TITAN (CRESPELLANO)
51. EURORICAMBI (CRESPELLANO)
52. BASCHIERI (CASTENASO)
53. DIVISIONE PULIZIE FELSINEA RISTORAZIONE (CALDERARA DI RENO)

PARMA:
54. SMA SERBATOI
55. TRANCERIE EMILIANE
56. PRAXAIR
57. MATTHEWS INT.
58. CASAPPA
59. CROWN
60. TAS

REGGIO EMILIA:
61. EMAC
62. BREVINI
63. RUGGERINI PIETRO
64. TERIM (RUBIERA)

65. IPCLEANING (RUBIERA)
66. RCF (REGGIO EMILIA)
67. ZINCATURA PADANA DELLA VAL D’ENZA
68. CORGHI (CORREGGIO)
69. FABA (S. ILARIO)
70. TECNOGAS (GUALTIERI)
71. CUCCOLINI (REGGIO EMILIA)
72. NUOVA SPC (REGGIO EMILIA)

SUZZARA (MN):
73. TIBERINA (SUZZARA)
74. MA.CO.FER. (PEGOGNAGA)

TORINO:
75. MERCATO DI PORTA PALAZZO

Primo Marzo 2010, le nostre voci

domenica 14 marzo 2010

Clic sul titolo del post per vedere il video.





Una bella storia dalla Sardegna

sabato 13 marzo 2010

Un chirurgo oristanese originario di Tonara si dà al volontariato dopo un'esperienza in Africa.

Ha trascorso un mese nel cuore dell'Africa, con Medici senza frontiere. Un'esperienza che ha convinto Michele Sau a darsi al volontariato. La settimana prossima aprirà un ambulatorio a Tortolì per assistere gli extracomunitari.
U n ambulatorio per gli immigrati extracomunitari, in regola e non, nel cuore dell'Ogliastra. Il servizio, gratuito e rivolto ai cittadini stranieri dell'intera provincia, nasce grazie alla disponibilità di un chirurgo in pensione. Michele Sau, per anni primario del reparto di Chirurgia all'ospedale San Martino di Oristano, ha deciso di prestare servizio in un locale messo a disposizione dalla Asl di Lanusei nella Residenza sanitaria assistita di Tortolì.
«LA MIA AFRICA» Il dottor Sau, originario di Tonara, non è nuovo ad esperienze di questo genere. Andato in pensione lo scorso anno non ha abbandonato il camice bianco e per un mese ha lavorato con Medici senza frontiere nella Repubblica Centroafricana. A Paouà, agglomerato urbano dove vivono ventimila persone, per lo più poverissime, ha operato da maggio a giugno in una struttura realizzata anni addietro grazie agli aiuti della Germania. Tornato anzitempo in Sardegna per un infortunio, Sau si è trasferito nella cittadina ogliastrina. Qui ha subito allacciato i rapporti con l'associazione di pubblica assistenza Croce verde per prestare opera di volontariato e ha pensato alla possibilità di aprire un ambulatorio per gli stranieri che, per i motivi più svariati, si trovino nelle condizioni di avere necessità di un medico.
«LEZIONE DI VITA» «Credo che l'esperienza in Africa abbia cambiato il mio modo di vedere le cose - spiega Sau - e tornato a casa ho pensato di mettere a disposizione la mia esperienza professionale». Certo le condizione sono diverse e qui le condizioni degli immigrati, anche degli irregolari, sono decisamente migliori rispetto ad altre realtà dove si combatte una battaglia quotidiana per la sopravvivenza. Nonostante ciò, l'idea di un servizio rivolto alle fasce più deboli della popolazioni, quali appunto sono i migranti, è una realtà inedita. L'idea dell'ambulatorio per immigrati è stata sottoposta ai vertici dell'azienda sanitaria ogliastrina che si sono mossi per trovare un sistemazione al chirurgo volontario. E la disponibilità della cooperativa friulana Universiis, che gestisce la residenza sanitaria assistita di Porto Frailis, ha fatto il resto.
SUBITO L'AMBULATORIO Il servizio verrà attivato la prossima settimana e potrà fare affidamento su un accesso riservato esclusivamente ai pazienti stranieri per garantire necessaria riservatezza. «L'ambulatorio - fa sapere il chirurgo - sarà aperto ogni lunedì dalle 8,30 alle 13. Qualunque sia la situazione delle persone che vi si recheranno». E ieri la trasferta a Tortolì del direttore sanitario della Asl ogliastrina ha di fatto sancito la nascita di questa iniziativa. Orlando Scintu in una visita lampo alla struttura sanitaria di viale Europa ha definito gli ultimi dettagli. Con l'apertura dell'ambulatorio si concretizza un'ulteriore iniziativa che va ad integrare altri percorsi già avviati nel territorio e che hanno come scopo principale quello di favorire l'integrazione delle comunità straniere nel tessuto sociale dei paesi che li ospitano.

Descrizione

lunedì 8 marzo 2010

È negro. Pestato dai Vigili.
È badante. Pestata dai Figli.
È cinese. Pestato da una Baby-gang di Italiani.
È rom. Pestata dai Politici.
È extracomunitario. Pestato dagli Europei.
È albanese. Pestata dai Clienti.
È clandestino. Pestato dai Padroni.
È donna. Pestata dal Branco.
È diverso. Pestato dai Simili.
È diversa. Pestata dai Simili.


Clementina Sandra Ammendola

Terzo Mondo

Nel terzo mondo
del cielo
vanno piccole anime
calpestate
vanno bambini
il cui dolore divora l'infanzia
e gli ubriachi del nulla
lavoratori del proprio lutto
affamati di poesia
e pane
ombre
lì si stendono
in attesa delle trombe
del giudizio

Poesia di Vera Lúcia de Oliveira tratta dal libro Il denso delle cose, Lecce, Besa Editrice, 2007

Il figlio

Gli dissero del padre
quando era già morto
lui nella grande città
e il padre a soffrire, non si fa questo a un
fratello, non si lascia fuori una persona
solo perché ha dovuto lasciare la propria casa
perdersi in una città da cani senza nessuno
non si fa questa cattiveria a un figlio che mai più
avrebbe potuto dire babbo sono arrivato sono tornato babbo


Poesia di Vera Lúcia de Oliveira tratta dal libro Il denso delle cose, Lecce, Besa Editrice, 2007

Il diritto al diverso

fino a prova contraria
non coprite il corpo di impronte
non acuite l'attesa della morte
non contaminate la vocazione alla luce
non passate il rullo compressore
sulle parole dell'anima
non decretate che non esiste
fino a prova contraria
il diritto al diverso

Poesia di Vera Lúcia de Oliveira tratta dal libro Il denso delle cose, Lecce, Besa Editrice, 2007

Rondini e ronde*


La sigla è di quelle che più anonime non si può. Ma dietro il ddl 733 B si cela una delle leggi tra le più retrive pensate dal governo Berlusconi, cinicamente detta “pacchetto sicurezza”.
Dal 2 giugno 2009, giorno della sua entrata in vigore, la clandestinità è un reato penale. Fuggire da un Paese in guerra, dalle torture, dalla fame e scegliere l’Italia come approdo porta dritti in quei lager che sono i Centri di identificazione ed espulsione. Oppure in galera.
I racconti contenuti in questa antologia sono stati scritti da autori migranti e italiani. Voci, culture, pensieri diversi levati contro una politica razzista che non può e non deve avere la meglio sul nostro futuro. Impensabile senza immigrati. E senza l’arricchimento che scaturisce dal confronto tra diverse culture.
Racconti di:
Julio Monteiro Martins, Pina Piccolo, Daniele Barbieri, Tahar Lamri, Milton Fernàndez, Mihai Mircea Butcovan, Giuseppe Calabrese, Raffaele Niro, Zhanxing Xu, Claudiléia Lemes Dias, Susanne Portmann, Helene Paraskeva, Jorge Canifa Alves, Marina Sòrina, Ismail Ademi, Leonardo Tondelli, Rosana Crispim Da Costa, Božidar Stanišić, Raphael d'abdon, Paolo Buffoni Damiani.
Prefazione di Jean-Léonard Touadi:
«Presentarsi agli altri, gentilmente; poi con un sorriso-maschera cortese ripetere due, tre volte il proprio nome e cognome, esotici perché non italiani. [...] Ci sono però immigrati che, oltre a presentarsi in modo borghese, potrebbero fare altre scelte, soprattutto come testimoni della Storia. Un giovane colombiano di nome Alvaro potrebbe presentarsi come colui che ha vissuto l’uccisione di tutti i suoi nove familiari, ed è riuscito a fuggire perché voleva vivere malgrado tutto; un kurdo di nome Jusef e sua moglie Aisha come coloro che su una zattera di gomme di auto usate sono riusciti a raggiungere l’altra sponda di un grande fiume in Iraq e a salvarsi dai loro persecutori».

* Rondini e ronde è pubblicato da Mangrovie Edizioni, una casa editrice che ospita le opere di scrittori stranieri che hanno scelto la lingua italiana per esprimersi, facendo lo sforzo di uscire da sé, dal rifugio protetto e proteggente della propria lingua madre per raccontare andando presso l'altro, innanzitutto con la lingua. Essi dunque, migrano prima di tutto tra le lingue che vuol dire anche migrare tra i mondi. Con le loro scritture che ri-creano il nostro italiano ci consegnano i mondi diversi che loro abitano.

Non c'è solo il razzismo: contro il decreto salvaliste e l'azzeramento dell'articolo 18

domenica 7 marzo 2010

La settimana che si è appena conclusa, inaugurata dalle piazze gialle del Primo Marzo e chiusa dal corteo multicolore del No Razzismo Day, avrebbe potuto essere trionfale per noi. Invece è stata "rovinata" da due provvedimenti legislativi di inaudita gravità, provvedimenti che, pur non riguardando direttamente il razzismo e le politiche di immigrazione, hanno molto a che fare con noi del Primo marzo 2010 e richiedono una nostra mobilitazione.
Parliamo del decreto salvaliste (che ha avuto una grande eco) e del disegno di legge 1167-B, approvato quasi in sordina dopo due anni di palleggi, che svuota di significato e portata l'articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori, inaugurando una nuova stagione di accordi privati tra lavoratori e aziende.
Le due vicende ci riguardano perché rimandano alla questione più generale delle leggi e dei diritti che dovrebbero valere per tutti.
Nel nostro documento fondativo, diciamo che la violazione dei diritti rappresenta un danno e un'offesa alla società nel suo complesso e non solo un problema delle singole vittime. Per questo non ci può essere un "noi" contrapposto a "loro" quando si tratta di difendere i diritti. E per questo siamo insieme, italiani e non italiani, vecchi e nuovi cittadini, riuniti nel Primo Marzo 2010 a combattere contro il razzismo e per la giustizia sociale. Ma questa opzione deve valere anche quando la posta in gioco non è più il razzismo e i termini del discorso si invertono. Il tema della visibilità e della rappresentatività degli immigrati è ricorrente, ma troppo spesso svolto come se si trattasse di una questione di marketing (il refrain è "bisogna fare andare avanti gli stranieri per apparire più credibili" e in questa affermazione c'è un razzismo inconsapevole spaventoso). La vera visibilità e la vera rappresentatività ignorano il marketing e i posizionamenti strategici. Sono una conseguenza del coinvolgimento dei migranti nelle riflessioni e nelle problematiche che riguardano quotidianamente ogni cittadino. Oggi passano in particolare anche dalla mobilitazione contro questi provvedimenti iniqui.
Sabato, in piazza, abbiamo il dovere di esserci anche noi.

Coordinamento nazionale Primo Marzo 2010

Come si racconta il primo marzo

sabato 6 marzo 2010

Riceviamo dal Coordinamento per lo sciopero del lavoro migrante in Italia
e STRAVOLENTIERI pubblichiamo

Il primo marzo è stato un successo. Molti l'hanno perciò raccontato;
anche quelli che nemmeno per un momento l'avevano preso sul serio. Il
primo marzo è successo di tutto, quindi ora è un successo di tutti.
Sono successe cose bellissime. Tranne il primo sciopero diffuso su una
vasta regione di migliaia di migranti e di italiani contro lo
sfruttamento del lavoro migrante. Non è un caso che quanto è successo
a Brescia -- 50 aziende in sciopero e quindi una piazza colma di
10.000 persone -- sia stato quasi assente tanto dalle cronache
giornalistiche quanto dalle analisi politiche. Il nesso tra lo
sciopero contro lo sfruttamento del lavoro migrante e le piazze viene
semplicemente rimosso, taciuto, negato. Questo sciopero mantiene così
il marchio di fuoco di evento letterario o folkloristico che gli
avevano impresso alcuni sindacalisti di professione. Abbiamo così
imparato che lo sciopero esiste solo quando il sindacato lo dichiara,
non quando lo fanno i lavoratori. E che è incettabile che l’idea dello
sciopero sia formulata per la prima volta su Facebook. Si sa, il
Novecento è finito. Tutto è nuovo! ma con giudizio, senza esagerare…
Gli scioperi bisogna farli seriamente… Oppure non si fanno. E loro non
hanno fatto. Rimangono le piazze bellissime e colorate nella cui
grande novità tutti possono riconoscere il trionfo delle parole
d'ordine che usavano già prima. Le piazze compiono il miracolo di
essere la novità che conferma il discorso complessivo nel quale ora
ritrovano posto anche i migranti. Naturalmente insieme agli italiani,
perché evidentemente la novità più rilevante di una giornata di lotta
dei migranti è la presenza degli italiani, precari, studenti,
antirazzisti. Sembra che solo così si possa cogliere il senso più
profondo di quanto avvenuto nelle meravigliose e colorate piazze. Per
altri ancora le piazze del primo marzo sono una novità talmente
rilevante, che ora bisogna ripartire dalla manifestazione del 17
ottobre...
Noi diciamo semplicemente che le piazze del primo marzo sono state
possibili perché è stata agitata e agita la parola d'ordine dello
sciopero. La chiara e brutale espressione: sciopero degli stranieri!
ha stabilito la base su cui, chi ha preparato sul serio il primo
marzo, ha incontrato una volontà enorme – in primo luogo dei migranti
- di rifiutare ciò che avviene nell’Italia della legge Bossi-Fini, del
Pacchetto Sicurezza, del razzismo istituzionale. Le piazze devono
perciò essere lette come effetto della pratica di migranti e italiani
di sottrarsi - di dire no! - allo sfruttamento del lavoro migrante.
Dove c'è stato e dove non c'è stato, che sia stato lo sciopero nella
fabbrica, nel cantiere o nella cooperativa, che sia stato la chiusura
dei negozi o dei banchi del mercato, lo sciopero ha prodotto le
piazze. Grande o piccola, questa è una novità. Noi non sappiamo dare
un nome futuro a questa novità. Sappiamo che c’è stato un rifiuto
radicale e di massa delle gerarchie del lavoro, della produzione e
della riproduzione sociale. E’ poi certamente vero che nelle piazze
non c’erano solo quelli che avevano scioperato. Lo sciopero, tuttavia,
ha propagato l’eco di una forza; ha permesso anche a molti
antirazzisti di scendere in piazza, per una volta, non in solidarietà,
ma insieme ai migranti. Questo segna un passo in avanti rispetto al
protagonismo dai migranti che pure da anni si vede nelle piazze
italiane, e mostra il potenziale politico di questo protagonismo.
Esso, non a caso, si esprime proprio là dove pare impossibile oggi
rovesciare i rapporti di forza: il lavoro, il lavoro sicuro che sicuro
non è, il lavoro precario, il lavoro informale, il lavoro che non ci
sarà, il lavoro che non c'è...
Pubblicheremo l'elenco delle aziende che hanno scioperato in
www.lavoromigrante.splinder.com. Come si può vedere, a Brescia, a
Suzzara nel basso mantovano, a Bologna, a Reggio Emilia, a Parma, a
Trento decine di fabbriche, cantieri, cooperative di servizi si sono
fermati. A Bologna molti commercianti migranti hanno abbassato le
saracinesche. A Torino il mercato di Porta Palazzo è stato
praticamente bloccato.
Abbiamo già detto e scritto che cosa significa per noi sciopero del
lavoro migrante. Non pensiamo che i migranti siano un soggetto
monolitico, ma diciamo da anni che occupano una posizione strategica,
rilevante e decisiva, per il lavoro e la vita degli italiani e degli
europei. Perciò diciamo che la realtà e la minaccia del loro sciopero
sono state la scossa che ha messo in moto le piazze. In nome di questa
forza manifesta i migranti sono riusciti a chiamare in piazza altri
lavoratori, altri studenti, altri cittadini.

Coordinamento per lo sciopero del lavoro migrante in Italia
coordinamentosciopero@gmail.com
www.lavoromigrante.splinder.com

Primo marzo a Palermo, il primo colpo di scopa

Ubuntu me l’ha imparate le regole!”. Fine. Si, potrei facilmente finire qua. A quelle due guance, quegli occhi, quel sorriso di bambino. C’era qualcosa di più quel giorno, quel tanto sospirato Primo di marzo. La volontà. La volontà c’era. Aveva fra le mani un palloncino, un tamburo, un microfono, uno striscione. Era alta, bianca, robusta, vecchia, innocente, esperta, giovane, magra, bassa, nera. Era autoctona, ma era immigrata. Un corteo sociale non è una festa, ad un corteo non c’è mai troppa o troppo poca gente. Ad un corteo c’è sempre chi ci deve essere. La comunità immigrata quel giorno era in piedi, pronta, dove doveva essere. Lì, a prendersi i propri spazi, la propria visibilità, il proprio diritto ad esserci e rimanere. Sulle strade. Sulle strade e sulla politica, sulle strade e sul razzismo, sulle strade e sulla follia. Sulle parole vomitate da politici saccenti, sulle botte di chi nasconde il proprio odio nelle tenebre,e anche sui pugni cromatici delle bandiere di chi si intestardisce a dare un colore ad idee che non dovrebbero averne.

Quel giorno la volontà non era sola. C’era la speranza. Gialla. Una striscia gialla che sembrava infinita, perché ognuno lasciava dietro se come una scia della stessa speranza. «Credono di poter cambiare le cose, che se ci provi qualcosa puoi smuovere», «ci credono proprio fermamente, e fanno paura». Non mi hanno fatto paura. Mi hanno dato forza. Quella marcia aveva l’aria di qualcosa di inarrestabile. Era un urlo che pareva spandersi per l’intera città, da quel centro storico che sembrava avere nuova luce, nuova energia vitale. Era un colpo su un tamburo che faceva tremare la terra, la scuoteva in tutto il suo vigore, la ribaltava. Sembrava poter chiudere le crepe dell’ingiustizia e dello sfruttamento ed aprire nuovi sentieri al vivere comune e al sentire sociale. Il loro spirito pervadeva la città. Loro erano la città. Oltre il nulla.

La gente ha proprio reagito come mi aspettavo, «non hanno che fare e fanno vucciria», «chi hanno i chianciri chisti?», «talia quanti nivuri!». Indifferenza totale. Non razzismo, ignoranza. Un giorno capiranno anche loro, come hanno capito le comunità migranti. Capiranno come capiscono i giovani dei comitati solidali antirazzisti. E saranno lì a marciare. A marciare fra i missionari laici comboniani e i volontari di emergency. Un giorno agiteranno anche loro quei gialli palloncini. Li agiteranno a fianco delle comunità africane, asiatiche, a fianco dei bambini di Ubuntu, dei Cobas, a fianco di quei fratelli che ora si rifiutano di conoscere e accettare. E un giorno ci saranno anche quelli che hanno avuto paura, quelli che non ce l’hanno fatta ad alzarsi, quelli che non hanno potuto esimersi dall’ennesima giornata di sfruttamento negriero. Saranno anche loro a fianco di chi già si è mosso, e anche loro, con il cuore pieno di commozione, stringeranno i pugni a trattenere e mantenere intatta la propria dignità. Un prossimo Primo marzo io sogno così Palermo. Sogno una città che si rifiuta di sfruttare e di accettare lo sfruttamento di chi ancora non viene considerato un cittadino. Di chi ancora non viene considerato una persona.

Questo Primo marzo è stato solo il primo colpo di scopa. La forza di quelle voci, urlate dentro microfoni che vibravano come in procinto di esplodere sotto la prorompente pressione della verità, scagliata contro tutti i sordi di palazzo e di strada, possiede già la carica e l’ambizione necessaria per ramazzare e cancellare ogni traccia dell’insostenibile situazione attuale. La richiesta di integrazione deve necessariamente trasformarsi in pretesa. Il diritto a vivere in una società che mi rispetti e che mi conceda di dare il mio contributo affinché si migliori. Il diritto a non essere un migrante per sempre! La società. La società e l’umanità. Belle parole, bravo.

E l’economia? L’economia. Come scordare il grandissimo contributo degli immigrati all’economia italiana! Gli immigrati sono utili all’economia! Ci servono! Abbiamo bisogno di loro per sopperire alle esigenze del nostro sistema produttivo! Chi, se non gli immigrati, pagheranno le pensioni nostre, dei nostri padri e dei nostri nonni? Chi lo farà? Silenzio. Di certo non i nostri giovani, migranti anch’essi verso terre che valorizzino il loro enorme potenziale. E allora chi? Ah, già! Gli immigrati! Grazie immigrati! Grazie mille! Grazie! Grazie davvero. Si, ma c’è un problema. Anzi, un problemone. E quando saremo noi, o i nostri figli a pagare le pensioni a gli immigrati che faremo? Si, perché penso che dopo aver lavorato una vita la pretendano sta maledetta pensione. E noi che faremo? Li cacceremo via? Cittadini usa e getta! La verità è un’altra. Ed anche il problemone. La verità è che la politica, la società, gli italiani, uno per uno, devono capire le cose. Devono capire che un immigrato non è una risorsa, da sfruttare per il lavoro o la propaganda. Un immigrato è una persona! Quella marcia gialla ha cercato di spiegarmi che essere antirazzista non significa non essere razzista, è molto di più. Significa battersi, lottare ogni giorno contro la violenza, l’ignoranza, i luoghi comuni, il pregiudizio, la cecità di una società in cui lo sguardo non riesce ad andare oltre la pelle. Non riesce a scalfire lo sguardo altrui, a superarlo, a trovare un legame fra quegli occhi ed i suoi. Quel giorno, quel Primo di marzo (e lo so che ne parlo come se fosse accaduto in un tempo indefinito). Quel giorno lo schiavo ha bloccato la frusta nella mano del padrone. Un giorno riuscirà a spezzarla.

Giuseppe Campisi, Il Carrettino delle idee

Il Primo marzo a Bergamo*

venerdì 5 marzo 2010

La giornata del 1 Marzo a Bergamo era un anticipo della primavera. Il cielo era azzurro e il sole giallo voleva essere presente insieme al nostro colore. La sua luce era di buon auspicio per illuminare anche coloro che faticano ad uscire dall’oscurità di certe posizione xenofobe e razziste ancora presenti e in crescente aumento anche nel nostro territorio.Nonostante l’ostruzionismo, la cattiva informazione messa in campo da alcuni tra i principali organi di stampa della città, gli ambigui intrecci politico-sindacali-associazionistici e anche economici che rischiano di paralizzare e non rappresentare le istanze della gente, alle 18 in Piazza Matteotti davanti a Palazzo Frizioni, la sede del Comune di Bergamo, si sono ritrovate insieme circa 1500-2000 persone in una gioiosa e civile manifestazione seguita dal corteo verso la Prefettura durante il quale non sono mancati spontanei slogan di protesta. Una gran quantità di persone, nuovi cittadini e italiani uniti, un numero rispettabile per Bergamo che è notoriamente una delle roccaforti della Lega Nord. Stanchi per i giorni (e parte delle notti) di intenso lavoro di organizzazione-preparazione-informazione-volantinaggio-controinformazione e attività diplomatiche per far confluire nel Primo Marzo, peraltro senza successo, una iniziativa strumentale (poi praticamente abortita) parallela alla nostra, ci siamo ritrovati a sorridere con la gioia dentro osservando la gente che ballava e cantava, gridando slogan a favore dei diritti umani, contro il razzismo e le leggi inique che penalizzano gli immigrati e gli italiani stessi. Le forze dell’ordine hanno avuto una presenza discreta e non sono mai dovute intervenire: anche di fronte alla futile provocazione di un secchio d’acqua gettato sulla gente dalle finestre di un palazzo di uffici durante il corteo, tutti hanno dimostrato capacità di controllo e saggezza per non dare seguito a ciò che qualcuno poteva aver intenzione che accadesse per poi strumentalizzarlo a livello mediatico. Alla fine della manifestazione i funzionari della Questura ci hanno fatto addirittura i complimenti per la riuscita della manifestazione, per la civiltà e per l’educazione dimostrata dalla gente, e per il rispetto dei tempi. Giornalisti e video operatori hanno intervistato la gente, i fotografi hanno fermato le immagini delle persone e ci hanno regalato i ricordi di una giornata che tutti noi avremo sempre nella nostra memoria. Prima del corteo è stata data lettura al manifesto del Primo Marzo in varie lingue; al termine del corteo stesso sono seguiti gli interventi di esponenti politici, sindacali, del mondo delle associazioni e soprattutto della gente che ha espresso i propri sentimenti, le proprie speranze, le proprie sofferenze, e anche la propria rabbia e impotenza di fronte ai problemi. Durante il passaggio del corteo davanti alla Prefettura è stato letto un appello diretto all’autorità governativa in città, con la richiesta che vengano rispettate le leggi esistenti e che vengano ulteriormente aggiornate e migliorate con nuove leggi, più aderenti alla realtà dell’immigrazione. Una richiesta chiara di normative e regole che tengano in maggiore considerazione gli aspetti umani legati ai flussi migratori.La gente ha poi continuato a cantare e a ballare circondata dalle luce della sera, accompagnata dalla musica del mondo e da musicisti e percussionisti dal vivo che hanno seguito il corteo. Noi del comitato avremmo desiderato una presenza più massiccia del colore giallo (palloncini e bandiere), resa non semplice per la mancanza di fondi e l’esiguo numero di soggetti concretamente attivi nel nostro gruppo. Presente ovunque anche il colore rosso che qualcuno nel mondo dell’informazione ha voluto contestare: avendo precedentemente invitato tutti i gruppi a lasciare a casa le bandiere della politica ma, rispettando la libertà individuale, abbiamo accettato la presenza delle bandiere dei partiti della sinistra, poiché in fondo tutti i colori erano benvenuti unitamente al giallo ufficiale. Se non sono stati presenti molti altri colori è accaduto per una scelta (rispettabile) dei singoli o dei movimenti/partiti aderenti che hanno preferito partecipare così, o perché altri colori hanno scelto esplicitamente di non essere presenti e di non aderire all’iniziativa.Riteniamo sia stata un’esperienza di partecipazione democratica dal basso, senza l’imposizione di etichette sfacciate da parte delle varie forze politiche che hanno voluto offrire il loro appoggio e sostegno, come era nello spirito che ci eravamo tutti proposti. Una bella festa della gente che aveva voglia di ritrovarsi e protestare affinché il futuro, speriamo vicino, possa essere migliore di questo presente che, durante il 1 marzo, è stato sfiorato da qualche speranza in più negli occhi di tutti coloro che erano in piazza.

*Eliseo Oberti

Le donne protagoniste dell'immigrazione

Si è soliti dire che le donne sono l’altra metà del cielo. Anche rispetto ai circa 200 milioni di migranti nel mondo la metà sono donne, anzi, in alcuni contesti o con riguardo a certe nazionalità, le donne sono più numerose degli uomini. Il numero delle donne migranti, infatti, è cresciuto non solo come cifra netta ma anche come percentuale rispetto all’ammontare totale della popolazione migrante. La tendenza alla femminilizzazione dei flussi migratori è in atto da diversi anni ed è un fenomeno in crescita costante.L’Italia non fa eccezione: stando ai dati Istat aggiornati al 1° gennaio 2009, i più recenti di cui disponiamo, rispetto ai 3.891.295 cittadini stranieri residenti, 1.913.602 sono di sesso maschile e 1.977.693 di sesso femminile. La situazione si conferma anche in Sardegna: gli stranieri residenti sono 29.537; gli uomini sono 13.411 mentre le donne sono 16.126, cioè più della metà, una percentuale pari al 54,6%. In Provincia di Sassari questa percentuale è ancora più alta: su una popolazione di stranieri residenti di 4.900 persone 1.994 sono di sesso maschile e 2.906, il 59,3%, sono di sesso femminile.Sono dati questi, che la maggior parte di noi ignora. E’ importante mettere in luce le caratteristiche del fenomeno migratorio che coinvolge le donne, per comprenderne le problematiche e coglierne anche le molte opportunità.Le donne migranti oggi sono spesso primomigranti, ossia partono da sole e per prime, non al seguito di mariti o per ricongiungersi ad essi, e breadwinner, termine inglese che indica la capacità di mantenersi e dare sostentamento ai familiari, nel paese d’origine o nel paese ospite, che le caratterizza. Dal punto di vista dell’impiego il lavoro domestico, e altre occupazioni storicamente femminili connesse alla cura, assorbono in maniera abnorme la quasi totalità delle immigrate: troviamo colf, badanti, infermiere, assistenti familiari e non dimentichiamo il fenomeno della prostituzione, con i suoi risvolti di sfruttamento quando di non vera e propria schiavitù. Le donne immigrate sono quindi a rischio di una tripla discriminazione che si fonda, oltre che sul fatto di appartenere al genere femminile, sulla loro nazionalità e le condizioni di classe e occupazione cui sono assoggettate. D’altra parte proprio per la tipologia di impiego che prevalentemente svolgono sono accettate più facilmente degli uomini. Dal punto di vista del lavoro, organizzano efficaci reti di collocamento con le connazionali, ma in alcuni casi vere e proprie reti di sfruttamento (pensiamo al fenomeno delle maman nell’ambito della prostituzione). Sono imprenditrici etniche (pensiamo al settore della ristorazione o dell’artigianato) ma in quanto donne più esposte allo sfruttamento occupazionale o a situazioni di ricatto maschile. Se escludiamo il fenomeno della prostituzione hanno sicuramente un tasso di criminalità più basso rispetto ai connazionali di sesso maschile e una capacità di mescolamento più alta degli uomini (in 3 matrimoni misti su 4 è una donna straniera che sposa un uomo italiano). L’ambiguità più grande si consuma nelle famiglie in cui svolgono quei ruoli un tempo affidati esclusivamente a noi, in quanto mogli e madri: accadimento di bambini, anziani e non-autosufficienti; pulizia e cura della casa. In un paese in cui non esiste un welfare che si faccia realmente carico dei problemi di conciliazione e che offra servizi efficaci per le famiglie la nostra emancipazione, sempre più frequentemente, passa attraverso l’indispensabile presenza di queste donne. Arrivate nel nostro paese, come in altri, sono donne che, dal punto di vista della vita di relazione, vivono in bilico tra la possibilità di emanciparsi dall’autorità maschile, sia essa paterna o coniugale, e la difficoltà di realizzarla davvero, come ci raccontano i tanti fatti di cronaca che conosciamo; o che, è questo il caso delle badanti, si portano dietro una pesante lacerazione affettiva che scaturisce dall’avere famiglie spezzate e vivere esperienze di solitudine temperate dalla sola solidarietà tra connazionali. E tuttavia dal punto di vista sociale le donne immigrate sono, più degli uomini, straordinarie tessitrici di rapporti tra comunità, tra quella d’origine e quella emigrata, tra quella del paese ospite e quella degli immigrati. Ed è forse questo un aspetto sul quale far leva per favorire quella iterazione (si badi, non integrazione, parola abusata e svuotata del suo significato ormai) tra italiani e stranieri di cui sentiamo il bisogno in un momento in cui si cerca, demagogicamente, di esaltare le differenze, le difficoltà, i pericoli, in una parola la paura. Le migrazioni ci riguardano. I migranti sono attori intraprendenti per il paese d’origine e per il paese ospite. Sono una risorsa, non un peso; un’opportunità, non un problema. Le donne possono esserlo particolarmente. Con la nostra partecipazione alla mobilitazione del 1 marzo a Sassari abbiamo voluto testimoniare anche questo.

per noiDonne 2005
M.Francesca Fantato

Il Primo marzo a Torino*

E' stata molto lunga la giornata del 1 marzo per gli attivisti del Collettivo Immigati Auto-Organizzati di Torino.I primi, come ogni giorno da una settimana, si sono alzati all'alba per volantinare e parlare con gli immigrati in coda all'ufficio stranieri della questura. Altri di buon mattino hanno invaso gli autobus per lo stesso motivo. Il volantinaggio presso la questura e sui mezzi pubblici ha un ottimo impatto. Le persone sono ferme in coda o sedute e hanno tempo di leggere il volantino e di rivolgere domande a chi lo distribuisce. In giornata, in vari posti della città: mercati, centri commerciali e snodi dei trasporti urbani hanno distribuito altri volantini e parlato con altra gente. Verso le quattro si sono presentati sul Piazzale di fronte a Porta Nuova per aspettare i manifestanti. Il lavoro di informazione e sensibilizzazione del Coordinamento dei Collettivi Migranti e Realtà Antirazziste Torinese è stato una vera e propria opera da formiche. Tutti i giorni attivisti del Collettivo Immigrati Auto-Organizzati, del Collettivo Gabelli, del Centro Sociale Gabrio, di vari partiti di sinistra e sindacati, Immigrati, Rifugiati, operai, disoccupati, studenti... hanno presidiato le vie di Torino e distribuito decine di migliaia di volantini e parlato con altrettante persone. Il risultato si è visto. Un risultato grandioso. Varie iniziative in città per marcare la giornata. Il mercato di Porta Palazzo, uno dei più grandi d'Europa, disertato da venditori e compratori... Poi alle 17 l'apoteosi: migliaia di persone, a maggioranza immigrati, all'appuntamento per il presidio finale.Tutto si è svolto nel miglior dei modi. Grande mobilitazione, grande energia e determinazione dei manifestanti. Lo ha dimostrato anche la reazione ferma ma non violenta nei confronti dell'arresto/provocazione di un manifestante sprovvisto di documenti. Il corteo si è fermato bloccando Corso Vittorio Emanuele fino alla sua liberazione, ma senza mai cedere alle voci minoritarie che cercavano lo scontro fisico con le forze dell'ordine. L'obbiettivo della mobilitazione è stato raggiunto il no al razzismo e alle discriminazioni e la determinazione a resistere è stata espressa forte e chiara da parte dei partecipanti. Alle 22.30 è stata letta la dichiarazione finale e si è sciolto il presidio senza incidenti. Il 1 marzo è finito, la lotta per i diritti è appena iniziata.

* Comunicato collettivo immigrati Torino


Il primo marzo a Catania*

Si è conclusa ieri sera l’intensa giornata d’iniziative del 1° marzo; già la sera prima in un pub alla periferia di Cassibile abbiamo fatto proiettare il video di Insu Tv su Rosario, suscitando la viva partecipazione delle decine di migranti presenti.

La mattina del 1° marzo alle 5 abbiamo iniziato a volantinare, dove nonostante il buio decine di migranti si avvicinavano ai luoghi di reclutamento dei caporali. Alle 6 all’arrivo del furgoncino della Carovana dei diritti e di una decina di giovani del coordinamento catanese per un 1° marzo migrante, si è continuato a distribuire materiale informativo e ad affiggere alcuni manifesti lungo la via Nazionale. Nei capannelli con numerosi migranti si è verificata la drammaticità dell’assenza di un minimo d’accoglienza; tranne i migranti marocchini che trovano ospitalità (pagata salatamene) dai propri connazionali (oltre 300), che vivono stabilmente a Cassibile, quasi tutti dormono in cascinali abbandonati, senza luce ed acqua o in mezzo agli alberi.

In questo periodo si raccolgono soprattutto lattughe ed il salario oscilla da 40 euro per i marocchini a 30 per i migranti dell’Africa nera.

Quest’anno stiamo preparando il lancio della campagna “Io non assumo in nero” per l’acquisto di patate socialmente eque, facendo appello ai GAS ed all’associazionismo del consumo critico a sostenere la commercializzazione dei prodotti delle ditte che non assumono in nero. Questa campagna non può essere disgiunta dalla più generale mobilitazione per Uguale salario ad uguale lavoro, dato che bisogna combattere la differenziazione etnica dei salari e prevenire fratricide guerre fra poveri; inoltre la concessione del permesso di soggiorno a chi denuncia chi sfrutta il lavoro in nero ( prevista dalla direttiva europea 52 del 18/6/ 2009) può far aumentare fra i migranti la coscienza che collettivamente possono esprimere un potere contrattuale ed ottenere obiettivi concreti.

Nella mattina abbiamo partecipato al corteo a Siracusa, indetto dal locale comitato 1° marzo, nel corso del quale si è espressa una forte solidarietà alla parrocchia di Boscominniti ed a padre Carlo.

Nel pomeriggio a Catania in piazza Stesicoro si è formato un vivacissimo corteo con centinaia di migranti (e poche decine di catanesi), aperto dalle travolgenti percussioni di un locale gruppo senegalese, che per 3 ore ha coinvolto centinaia di passanti in via Etnea; alle 19 una delegazione ( con rappresentanti dei migranti senegalesi, palestinesi, afghani e della rete antirazzista, Arci e Prc) è stata ricevuta in Prefettura. Dopo oltre 1 ora di serrato confronto ci si è riconvocati per focalizzare situazioni specifiche, anche se oltre a questi tipi d’incontri bisognerebbe moltiplicare le mobilitazioni antirazziste.

La serata si è conclusa presso la chiesa battista, dove per alcune ore si è svolto il previsto incontro interetnico con musica, cibi e video su Rosarno e sulle lotte antirazziste in Sicilia.

In tutte le iniziative della giornata abbiamo lanciato la proposta di organizzare il prossimo 1° maggio un grande evento di rilevanza nazionale a Cassibile.

* Alfonso Di Stefano della Rete Antirazzista Catanese e referente di Primo marzo 2010 - gruppo di Catania.

Il Primo marzo a Pordenone*

Il primo marzo 2010 se n’è andato e con esso tutto quello che abbiamo vissuto in Piazza XX settembre a Pordenone. Per un pomeriggio, luogo di riconoscimento dei diritti dei migranti. Il Primo marzo 2010 è stato casualmente doppiamente festeggiato in FVG con l’impugnatura da parte del Consiglio dei Ministri della l.r 06/2006 nel suo articolo 9 che chiedeva 36 mesi di residenza in Regione per avere diritto ai benefici sociali. Ieri due marzo 2010, Stefania Ragusa, presidente del coordinamento nazionale ci ha trasmesso un messaggio di ringraziamento ed incoraggiamento. Ci ha anche confermato l’enorme successo ottenuto al livello nazionale del primo marzo 2010, 24 ore senza di noi. Oggi, tre marzo 2010, proviamo anche noi di Pordenone di ricordarci come siano andate le cose. I numeri dichiarati dalla questura di Pordenone parlano di 300 persone in Piazza. Secondo i giornali, un po’ più di 500 persone si sarebbero presentati in Piazza XX settembre. Sia l’uno o l’altro, per noi è sempre un successo.

Nella manifestazione di Pordenone, abbiamo provato di simbolizzare il senso del primo marzo 2010. Non essere una contrapposizione fra “noi” e “loro”; essere lo specchio di qualità della convivenza fra i popoli; non essere il solito sciopero che chiede senza dare; essere una manifestazione dei diritti di 5 milioni di cittadini.Uno degli obbiettivi del primo marzo era di ricompattare il tessuto associativo migrante a volte frammentato sul territorio. Uscire da Facebook e diventare un movimento reale e pratico di soggetti che condividono gli obbiettivi e che difficilmente riescono a stare assieme. Questi presupposti si sono materializzati nel programma portato in Piazza. La seconda generazione dell’Italia che verrà; quella che dovrà affrontare la situazione di quei cittadini nati o arrivati in Italia in giovane età e che conoscono poco della loro terra di origine e sono incrementati nella cultura italiana e che paradossalmente rischiano anche di ritrovarsi senza il permesso di stare nel paese in cui sono cresciuti.

Una rassegna fotografica di 12 progetti di cooperazione allo sviluppo nel terzo mondo. Una società come quella del FVG che sa accogliere, sa anche confrontarsi con i luoghi meno fortunati del pianeta. Questa rassegna ha messo alla luce l’impegno di semplici persone, di associazioni e Ong, di enti pubblici che capiscono che quasi un miliardo di persone nel mondo vivono in condizioni di povertà e non si lasciano condizionare da chi vuole seminare la cultura del respingimento.Una degustazione di kebab, cioccolato e vin brulé in una piazza festosa dei diritti. Rivendicare non vuole dire essere violento, ma esprimere anche con i cibi simbolici di culture diverse, del savoir faire italiano con ingredienti provenienti da altre terre. Ovviamente la rabbia si è espressa con le parole. Ognuno con la sua dialettica. Le associazioni, i partiti politici e singole persone sono salite sul palco e significare il perché della loro presenza. Si sono registrate una quindicina di interventi fino alle ore 19.00.L’intrattenimento musicale ha accompagnato tutto il pomeriggio pordenonese del primo marzo 2010. Con quasi 2000 palloncini biodegradabili, abbiamo tappezzato l’intera Piazza e distribuito a tutti i presenti. Il lancio, in contemporanea, con le altre città italiane è avvenuto alle ore 18.30. Bisogna anche notare che nel Sanvitese, si è tenuta un sit in contemporaneamente a quello di Pordenone e si è registrato un pò meno di 100 persone.

Prospettive future. Ora, anche Pordenone dovrà decidere se e come andare avanti con il movimento primo marzo. Le indicazioni locale e nazionale chiedono di non lasciare morire lo spirito nato e le speranze create. Si ipotizza di prendere come obbiettivo di battaglia politica la ratifica da parte dell’Italia del Capitolo C della convenzione sulla partecipazione degli stranieri alla vita pubblica a livello locale (Convenzione di Strasburgo del 1992). Questo potrà avvenire già con la raccolta di un milione di firme per una proposta di legge di iniziativa popolare.

Criticità Sono da evidenziare qualche punto di criticità che vanno sollevate solo per aiutare l’eventuale crescita del comitato e la credibilità del messaggio che il primo marzo vorrà portare avanti. C’è mancato il coinvolgimento di tutte le comunità straniere nella loro diversità. C’è mancata la professionalità proprio delle strutture organizzate. Chiediamo scusa a chi queste mancanze avrebbe causato un eventuale danno.

Un ringraziamento sentito ad ognuno dei partecipanti in Piazza. Sono loro il principale punto di soddisfazione. Un ringraziamento a tutte le associazioni aderenti, ai sindacati vicini a noi, ai partiti politici che hanno sposato la nostra causa, al comune di Pordenone per la logistica offerta, alle forze dell’ordine per la tranquillità garantita, alla stampa locale che ha dato risonanza alla manifestazione, ai componenti effettivi del comitato primo marzo 2010 di Pordenone che per una buona parte di loro si sono ritrovati a lavorare insieme per la prima volta; a tutti quelli che non si ritrovano in questo elenco e che sanno di avere contribuito in un modo o l’altro nel buon fine dell’organizzazione. Infine, un particolare ringraziamento alle sette donne senza le quali, forse non sarebbe partito questo richiamo ai diritti di cittadinanza di 5 milioni di migranti: Cristina, Daimarely, Francesca, Ilaria, Nelly, Seble, Stefania.

*Fernand Didier Manga, referente Primo Marzo 2010 – gruppo di Pordenone

Il Primo marzo a Siracusa*

La mattina del primo marzo a Siracusa c’era una nebbia fitta. Alle 8 in punto, come ogni giorno, le porte della Chiesa di Bosco Minniti (che di sera dalle 19 si trasforma in mensa e poi in dormitorio), si sono aperte e i circa 40 senza dimora, per la gran parte immigrati, si sono messi in cammino verso il centro, nei pressi dell’antico teatro greco, dove li attendevano studenti, cittadini, associazioni e altri migranti giunti da varie zone della città. Un corteo giallo che ha sfidato la nebbia, un colore acceso, solare, per fare luce sull’oscurità che sta avvolgendo tristemente il nostro Paese, un’oscurità che fagocita i diritti e il rispetto per gli esseri umani, soprattutto se migranti. Un corteo con oltre 300 persone, un momento storico per Siracusa e una cifra importante per una città ormai addormentata, cloroformizzata, anche se con qualche difficoltà in meno si sarebbe potuto fare molto di più. La parrocchia si è svuotata in pochi minuti, come avviene tutte le mattine, ma questa volta il silenzio è stato più pesante, il senso di vuoto si è avvertito con più forza, perché a Bosco Minniti non c’erano nemmeno i parrocchiani e i volontari: tutti in piazza, tutti a manifestare accanto agli immigrati. La vicenda che ha colpito improvvisamente padre Carlo D’Antoni, fondatore del comitato siracusano, e la sua comunità si è trasformata in una molla di impegno civile, ha svegliato anche coloro che erano più timidi, non fosse altro che per una questione di età. Nessuno si è risparmiato nel dare una mano al comitato ad organizzare, in un momento di enorme difficoltà, questa iniziativa dal forte significato, una giornata a cui chi da anni vive accanto ai migranti non poteva mancare. La ragione non è stata solo quella di voler camminare con i migranti in corteo ed urlare insieme il diritto a veder rispettata la loro dignità, il rifiuto dello sfruttamento del lavoro immigrato; c’era anche la voglia di esserci per “sostituire” chi non poteva partecipare pur avendo fortemente voluto questa giornata a Siracusa. Il grande assente era padre Carlo, costretto a rimanere nella sua abitazione, dietro quella finestra che il primo marzo era nascosta da una nebbia insolita. Non è bastato il giallo del corteo, né il sole che a metà mattinata ha fatto la sua prepotente apparizione, a nascondere l’assenza pesante di un prete che ha dedicato la sua vita agli ultimi e che il sistema della carcerazione preventiva, per ragioni tecniche dovute al passaggio dell’inchiesta da Catania a Napoli, costringe ancora a restare isolato come un criminale. Isolato dalla legge, ma non dai pensieri e dai sentimenti di tutti coloro che a Siracusa e nel resto d’Italia continuano a rivolgere appelli di solidarietà. L’ultimo è quello lanciato sul proprio sito dall’associazione “Senza Confine”, appello a cui hanno aderito e stanno aderendo molti protagonisti della cultura e della società civile italiana, come Renato Sarti e Moni Ovadia, per citarne due. E anche durante il corteo è arrivata la solidarietà. Oltre a quella dei comitati di Siracusa e di Catania, la manifestazione di vicinanza più toccante è stata quella spontanea espressa proprio da un migrante, il quale ha preso con rabbia il microfono e ha cominciato ad urlare slogan per la liberazione di padre Carlo e di Antonio De Carlo, collaboratore della parrocchia coinvolto nella stessa inchiesta e anch’egli ai domiciliari. “Libertà per padre Carlo”, “Libertà per Antonio”, questi gli slogan accolti con un’ovazione dai migranti in corteo, i quali hanno subito cominciato a scandirli in un italiano ricco di accenti diversi. Tutti gli immigrati che hanno preso il microfono o il megafono hanno voluto dare la propria solidarietà al prete siracusano. Ibrahim, ad esempio, con una certa emozione ha detto che “noi abbiamo lasciato tutto in Africa, io ho lasciato lì mio padre, e qui ho trovato padre Carlo che per me è stato come un padre, generoso e onesto”. Oltre al corteo, la giornata, organizzata dal Comitato Primo Marzo di Siracusa insieme all’Unione degli studenti, è proseguita all’Antico Mercato di Ortigia, nel centro storico, dove il comitato ha distribuito panini e bevande ai migranti presenti e agli studenti, per un pranzo a sacco multietnico. Subito dopo, con in sottofondo la musica di un dj set allestito e gestito da giovani italiani e immigrati (abbiamo scoperto che il nostro amico Suleyman è un ottimo vocalist), il cortile dell’Antico Mercato si è trasformato in luogo di giocolieri e artisti di strada, che si sono esibiti, coinvolgendo i migranti, alcuni dei quali si sono cimentati allegramente con bolas e devils o flowers, in una cornice variopinta, in cui spiccava il giallo di fasce, striscioni e palloncini. Nel pomeriggio, dalle 16.30 alle 18, sono stati proiettati tre documentari, il primo dei quali su Rosarno, con successivo dibattito. Particolarmente emozionante è stato l’intervento di Adama, che a Rosarno c’è stato e ha raccontato la sua verità, invitando italiani e migranti a camminare insieme perché “questo è l’unico avvenire possibile”. Poi, spazio ai concerti. Alle 18.30, con un gruppo ska già posizionato sul palco, abbiamo partecipato all’iniziativa nazionale del lancio dei palloncini gialli, ma lo abbiamo fatto a modo nostro: a causa della difficoltà ad acquistare l’elio (troppo oneroso per le nostre possibilità economiche), abbiamo usato i nostri polmoni, gonfiando centinaia di quei bellissimi palloncini offertici da Stefania Ragusa e dal comitato nazionale, che non smetteremo mai di ringraziare per la vicinanza e il sostegno. Ovviamente, l’aria dei polmoni non fa volare i palloncini ma può dare ugualmente fiato ai sogni e alle idee di giustizia che il primo marzo ha voluto simbolicamente affidare al lancio dei palloncini. Così, mettendoci un po’ di creatività, alle 18.30 in punto, per un minuto, immaginando cosa accadeva nelle altre città “gialle”, tutti i presenti hanno sventolato i palloncini e, al termine del minuto, li hanno lanciati in aria. Certo, dopo un secondo sono caduti, ma l’applauso era così scrosciante che sembrava li avessimo mandati sulla luna. Ci si accontenta. Durante i concerti è stato possibile ascoltare la bella voce di un ragazzo africano, Baba, grazie all’invito a salire sul palco fatto dal musicista tunisino Ramzi Harrabi, grande artista e amico del Comitato. E anche Mamadou e Soraya hanno avuto l’opportunità di farci ammirare la loro abilità nel ballo. Alla fine, la serata si è chiusa alle 20.30 con tante facce sorridenti, felici davanti alla promessa che questa giornata è solo un punto di partenza, non una tappa finale. Un momento di partecipazione democratica dal basso, senza cappelli politici, senza partecipazioni di facciata o sfilate ideologiche. Proprio com’è nello spirito del Comitato nazionale e del nostro comitato locale. Proprio com’è nel pensiero di padre Carlo e di chi con lui ha subito sposato questa iniziativa. Molti migranti sono tornati a mangiare alla mensa di Bosco Minniti, dove alle 21.30 le porte del dormitorio si chiudono per la notte. Un pasto caldo e una notte al riparo: per loro si chiude così questa giornata di diritti e di festa. Si chiude sotto il tetto accogliente di una chiesa di periferia, dove al piano superiore, in una piccola stanza, un coraggioso prete, il prete degli ultimi, attende di avere giustizia e di tornare tra la sua gente, che non vede l’ora di riabbracciarlo e che non smette di sostenerlo.

*di Massimiliano Perna

Primo Marzo 2010 al No Razzismo Day

giovedì 4 marzo 2010

Riceviamo e pubblichiamo questo memo del movimento No Lega Day, che organizza la manifestazione No Razzismo Day.

Sabato pomeriggio alle 14 appuntamento antirazzista a Milano in Piazza Duca D'Aosta, proprio davanti alla Stazione Centrale. Il popolo dei Blog e di Facebook scende in piazza contro il razzismo. Ancora una manifestazione autoconvocata e auto organizzata dal popolo della rete. Insomma il pianeta viola e quello giallo, che ha manifestato in tutta italia lo scorso primo Marzo, si incontrano a Milano per una iniziativa ambiziosa e aperta a tutti coloro, e sono tanti, che hanno condiviso la piattaforma, il manifesto programmatico della protesta.
Oltre a decine di migliaia di internauti sono centinaia i circoli, i comitati e le associazioni che da tutta Italia hanno aderito alla manifestazione. Troppi per elencarli tutti. C'è tutta la sinistra, e buona parte del Centro Sinistra: Rifondazione Comunista, Sinistra e Libertà, Pdci, con le segreterienazionali, il Popolo Viola, il Comitato del Primo Marzo, ma anche Italia dei Valori della Lombardia, la Federazione della Sinistra, molti circoli del PD, rappresentanze dei movimenti studenteschi, centri sociali, comitati sindacali, associazioni cattoliche, evangeliche e musulmane. A titolo personale hanno aderito anche personaggi della cultura e parlamentari (deputati, senatori e europarlamentari) come Moni Ovadia, padre Alex Zanotelli, Giulio Cavalli Piero Ricca o Leoluca Orlando, Oliviero Diliberto, Vittorio Prodi, Paolo Cento, Antonio Boccuzzi, Francesco Ferrante, Debora Serracchiani, Niccolò Rinaldi, Vittorio Agnoletto e molti altri.
Il programma della giornata prevede un concentramento in Piazza Duca D'aosta, davanti alla stazione centrale, un corteo che si snoderà per le vie del centro per tornare nella stessa piazza dove si svolgeranno gli interventi.
“ Protestiamo perchè tacere ormai equivale ad essere complici – ha dichiarato il portavoce degli organizzatori Luigi Grimaldi - nell' acconsentire a uno stato di cose vergognoso fatto di bidonville, di fame, di paura e di miseria sistematizzate e diffuse da un capo all'altro del Paese”.
Insomma si protesta contro degrado sociale e sfruttamento considerati indegni di un paese civile. “La politica della gente comune ha ormai superato lo stadio che impantana la politica italiana – proseguito Grimaldi - Noi siamo gente del sud, del nord, immigrati, delle più diverse convinzioni politiche e religiose che hanno scoperto di avere 10 sogni in comune la cui realizzazione è necessaria per trasformare la società italiana in un mondo meno ingiusto”. Come? “Scardinando la mentalità della divisione, dell’indifferenza e dell’arroganza che sta avvelenando il Paese”. Alla politica i manifestanti chiedono non generici ma scelte di campo e azioni di lotta pacifiche ma determinate, condivisione di principi ed ideali.
La piattaforma di No Razzismo Day chiede che “ nel Paese venga isolato e sconfitto il clima di intolleranza verso i migranti che è stato in modo cosciente seminato anche da irresponsabili forze di governo a fini elettorali fino al punto da creare un partito della paura. E' stato appiccato un incendio che adesso i piromani della xenofobia non sanno più come controllare. Chiediamo che ai migranti, a prescindere dal loro status, siano garantiti i diritti fondamentali, umani e civili, previsti dalla costituzione e dalle leggi internazionali, in particolare in relazione agli articoli 2, 3 e 8 della costituzione con riferimento alla convenzione 143 della UE che garantisce la promozione della parità di opportunità e di trattamento dei lavoratori migranti ratificata dal nostro paese nel 1981. Tra le varie richieste, dieci punti in tutto, anche la richiesta di cessazione delle violazioni dei diritti umani per i lavoratori migranti sprovvisti di documenti così come la politica dei respingimenti. In pratica vengono riprese le osservazioni mosse al governo italiano dal consiglio per i diritti umani e dall'alto comitato per i rifugiati dell'Onu. Tra gli obiettivi annunciati anche la permanente contestazione della aggressiva e discriminatoria retorica usata da leader politici, in particolare della Lega Nord, che secondo i promotori di No Razzismo Day, istigano alla xenofobia e al razzismo, e che associano esplicitamente la criminalità ai Rom, ai credenti di fede musulmana e agli africani in quanto “diversi” dal punto di vista etno-genetico, creando un ambiente di intolleranza e ostilità pregiudiziale nell’opinione pubblica.
Per contattarci via mail:
norazzismoday@gmail.com

Cosa è successo il Primo Marzo. Cosa succede adesso

mercoledì 3 marzo 2010

Cosa è successo in Italia il Primo Marzo: siamo convinte che lo sappiate tutti!!!
Almeno 300mila persone hanno colorato di giallo le piazze d'Italia: da Trieste a Siracusa, da Palermo a Torino. E tanti lavoratori, italiani e non italiani, hanno realmente incrociato le braccia, a riprova del fatto che gli strumenti costituzionali e legali di protesta non possono avere un copyright. Sono state tutte manifestazioni partecipate e pacifiche. E il successo di ciascuna di esse non si misura solo in numero di partecipanti. Le 30mila persone di Milano o le 20mila di Napoli valgono come le centinaia che hanno sfilato per strada a Siracusa. Ogni realtà ha espresso quello che era possibile esprimere e ha dato il massimo. Ed è a partire da questo massimo che si cercherà di migliorare ancora.
Ci siamo prese la giornata di ieri, il due marzo, per una parentesi di riposo. Adesso si riparte. C'è un appuntamento a brevissima scadenza, che interessa soprattutto chi vive al nord, ed è il No-razzismo day, manifestazione organizzata dal movimento - nostro cugino - No-Lega Day per il prossimo 6 marzo a Milano. Noi ci saremo. No Lega Day ci ha sostenuto molto in queste settimane. Primo Marzo 2010 non ha aderito al movimento No Lega Day per restare fedele alla propria impronta apartitica, nel bene e nel male. Ma questo non ci impedisce di attivarci in una giornata che ha finalità per noi altamente condivisibili.
Poi ci sono altri appuntamenti che riguardano il Primo Marzo in modo più intrinseco:
1) dobbiamo lavorare alla ri-strutturazione del movimento, dobbiamo darci un'organizzazione più ampia e consona ad affrontare gli impegni futuri e a valorizzare l'apporto dei comitati. A breve, dunque, convocheremo l'assemblea nazionale di tutti i comitati;
2) dobbiamo lavorare alla costruzione della piattaforma politica, dobbiamo in altre parole decidere le nostre priorità: verso dove indirizzeremo il nostro impegno e a cosa sceglieremo di dare un maggiore peso. Le aree di intervento sono scontate (legge Bossi-Fini, permessi di soggiorno, cittadinanza breve, cie....) le modalità e le priorità no. Saranno i comitati a deciderle democraticamente.
E infine c'è da ribadire un concetto: il nostro manifesto, che potete (ri)leggere agevolmente cliccando qui, è stato e rimane il documento fondativo del movimento. Esso fissa alcuni generalissimi paletti dai quali però chi sta dentro al Primo marzo si impegna a non derogare: il riconoscimento del diritto a emigrare, il rifiuto del razzismo e delle politiche di esclusione, il rifiuto della contrapposizione tra italiani e stranieri e il carattere meticcio del movimento, la massima flessibilità nella scelta degli strumenti da utilizzare, a patto però che siano sempre legali e non violenti.
Nel manifesto non si fa menzione esplicita del fatto che il nostro movimento è espressione della società civile. Ma questo tratto è inscritto nel dna del Primo Marzo e rappresenta un altro palettto non aggirabile.
Un grazie immenso a tutte le persone che hanno permesso al movimento di crescere e alla giornata del Primo Marzo di essere memorabile.Un grazie anticipato a quelle che si uniranno. Perché il cammino è lungo. Ci sono molte cose da fare e finché non saremo tutti saremo sempre pochi.

Il coordinamento nazionale Primo Marzo 2010

Cosa succede in Italia il Primo Marzo

martedì 2 marzo 2010

Alle 18.30, in tutte le città d’Italia,: lanceremo in cielo palloncini gialli (il lattice biodegradabile): il cielo si colorerà di giallo!


Roma

Alle ore 16.00 il corteo del Comitato degli immigrati partirà da Piazza dell'Esquilino per raggiungere Piazza Vittorio alle 17.00, dove si aprirà la manifestazione indetta dal Comitato Primo Marzo. Alle ore 17.00, un secondo corteo delle Reti Antirazziste partirà da Porta Maggiore per raggiungere anch'esso Piazza Vittorio, dove si avranno concerti, con l’esibizione dell’Orchestra multietnica di Piazza Vittorio e una serie di interventi.

Milano
Ritrovo alle 9.30 fuori da Palazzo Marino, il corteo farà giro attorno al municipio milanese. Momento di dibattito con al centro i temi e i problemi del lavoro. Alle 13.00 srotoleremo tre grandi striscioni gialli in tre luoghi significativi per la vita degli immigrati a Milano: la Questura ("Permesso di soggiorno per tutti. Tempi di rinnovo più rapidi"), Tribunale ("Migrare non è reato") e Via Corelli ("Basta silenzi. Chiudiamo i centri di identificazione ed espulsione"). In molte scuole, il primo marzo sarà giornata di studio e di approfondimento dei temi dell'immigrazione, ma anche momento festoso per merende multietniche, disegnare e colorare le bandiere del mondo, dipingersi le mani con l'hennè ed intrecciarsi i capelli in mille treccine. Nel pomeriggio, raduno in piazza Duomo dalle ore 17.30. Terremo, in Piazza, lezioni di lingue straniere in Italiano e per gli Italiani; un griot, cantastorie africano, accompagnato da percussioni, spiegherà la tradizione della letteratura orale africana; spremeremo arance rosse e offriremo spremute da bere per "Rosarno chiama Italia: l'unica cosa che vogliamo spremere sono le arance!"; un drago lungo 30 metri costruito dal liceo artistico di Brera si aggirerà nella piazza; lancio dei palloncini alle ore 18.30. Partenza del corteo in direzione di piazza Castello alle 19: microfono aperto con una serie di interventi e chiusura con musica da vivo.

Palermo
“Ventiquattr’ore con noi presenti e visibili”. Appuntamento domenica 28 febbraio alle ore 16 in piazza Castelnuovo (Politeama) per la presentazione dell’iniziativa e concerto. A partire dalle ore 21 ci si sposterà nel mercato di Ballarò per la “Notte nera”. Il 1° marzo appuntamento in piazza Bolognini, raduno e partenza del corteo.

Genova
Appuntamento ore 18 dalla commenda d Prè per la partenza del corteo, arrivo piazza Matteotti per manifestazione, festa e concerto ore 20.

Brescia
Giornata di mobilitazione in piazza della Loggia, con presidio dalle ore 10 alle 14. Ci saranno presidi in vari mercati della provincia (ad esempio a Rovato dove confluiranno le donne), davanti alle scuole e alle fabbriche.
Scioperi in varie scuole e aziende.


Napoli
Partenza del corteo alle ore 11 da piazza Garibaldi.

Siracusa e Catania
Alle sei del mattino del 1° marzo gli aderenti ai comitati di Catania e Siracusa faranno un pellegrinaggio in pulmino nei luoghi del caporalato nella campagna attorno a Cassibile. Insieme parteciperanno anche al corteo indetto dagli studenti di Siracusa (partenza ore nove) e al pranzo in solidarietà a padre Carlo D’Antoni, ancora agli arresti domiciliari.
A Catania è previsto un presidio nella zona in cui si concentrano i venditori senegalesi (piazza Stesicoro). Alle 18 una delegazione sarà ricevuta in prefettura, la sera ci sarà una festa etnica. A Siracusa, a conclusione del corteo, ci sarà un momento di intrattenimento , con attività varie, cucina etnica e coinvolgimento degli studenti. Alle 17 ci sarà un dibattito pubblico, la sera un concerto.

Perugia
In programma, a partire dalle 14.30, un raduno in piazza Italia, da qui partirà un corteo in direzione di corso Vannucci che confluirà a piazza IV novembre dove cominceranno gli interventi dei responsabili delle Associazioni e della società civile. Seguiranno momenti di musica, lancio dei palloncini gialli, uso di fumogeni gialli e presidio della piazza fino alle 18.30.

Bologna
Appuntamento per lunedì 1° marzo, dalle 16 alle 19 in piazza del Nettuno. In piazza sarà allestita una mostra fotografica con i volti dei nuovi cittadini italiani. Chiunque volesse può fermarsi, farsi fotografare e far inserire il proprio ritratto.
Pordenone
A Pordenone l’appuntamento per il primo marzo è in piazza XX settembre a partire dalle ore 10 “per colorare la piazza di giallo”. Durante il sit-in ci saranno una lezione all’aperto, giochi e momenti di animazione per i più piccoli.

Bergamo
Sciopero e manifestazione pacifica per i diritti degli stranieri davanti al Comune di Bergamo (palazzo Frizzoni) alle ore 18.

Trento
Presidio dalle ore 10 alle 12 di lunedì 1° marzo di fronte all’Ospedale santa Chiara con le lavoratrici delle imprese delle pulizie. In serata è prevista una festa con la partecipazione dell’Orchestra terrestre. Varie iniziative in programma a Rovereto e nelle valli.

Bari
Due i momenti più significativi in programma nel capoluogo pugliese. Alle ore 10, presso l’aula IX – III piano dell’ateneo, è prevista l’assemblea pubblica “Il paradosso degli invisibili”. Dalle 18.30, in piazza del Ferrarese, sono in programma le iniziative promosse dal comitato locale: lettura di testi sui temi della giornata, testimonianze e racconti delle comunità migranti di Bari.

Bolzano
Appuntamento in piazza della Mostra lunedì 1° marzo dalle 11 alle 20: stand informativi, concerti di gruppi musicali locali, attività teatrali,laboratorio di pittura per bambini. Il momento principale sarà alle ore 18 con il lancio di palloncini gialli.

Oristano
Appuntamento alle 11.30 in piazza Eleonora con un sit-in e diffusione di volantini. Alle 17.30 è previsto il lancio collettivo dei palloncini mentre alle 18.30, presso il centro servizi culturali (via Carpaccio, 9), è in programma “1+1 - che odore può avere un disegno?", storia vera di undici migranti perduti nell'Oceano Atlantico raccontata e messa in scena dalla compagnia "Hanife Ana-teatrojazz". A seguire, alle 19.30, proiezione di documentari sulla migrazione italiana.

Venezia
Lunedì 1° marzo, dalle ore 9, appuntamento davanti al municipio di Mestre (via Palazzo) per la manifestazione degli studenti. Alle ore 17, appuntamento in piazza Ferretto a Mestre.

Forlì Cesena
Essendo giorno di mercato, la mattina del 1° marzo si cercherà di coinvolgere le bancarelle facendo volantinaggio e distribuzione di fiocchetti gialli. Alle ore 16.30 appuntamento in piazza Saffi con gazebo e tavoli: animazione per bambini, concerto e lancio in aria di palloncini gialli (verso le 18.30). Alle ore 20 in programma una conferenza, dibattito e testimonianze.

Trieste
Alle ore 15 ritrovo in piazza Sant’Antonio e partenza di una “squadra” che andrà a cancellare le scritte razziste dai muri delle città. A partire dalle 13, in piazza Ponterosso, banchetti informativi e partenza, alle ore 17, di un corteo.

Taranto
In piazza Immacolata (adiacenze via D’Aquinio) a partire dalle ore 17.30 e fino alle 21.30 è prevista un’assemblea di strada gestita dalle comunità migranti. Proiezioni video e musica dal vivo a cura della comunità senegalese.
Vicenza
Primo appuntamento per le mobilitazioni in vista del Primo Marzo sarà sabato 27 febbraio, a Montecchio Maggiore, con lo sciopero della spesa. Lunedì 1° marzo, appuntamento alle 8.30 presso la stazione FS per la manifestazione studentesca. Alle 19.30 raduno partenza della fiaccolata da via Tecchio per richiedere il ritiro della delibera comunale sull’idoneità di alloggio.

Como
“Con il giallo accendi l’accoglienza, spegni la violenza”. Questo lo slogan del presidio in programma a Cantù (largo XX settembre) dalle ore 17.30 alle 20.

Reggio Emilia
Il primo marzo vedrà la presenza di un presidio in piazza Casotti, dalle ore 10 alle 18. Un altro momento di mobilitazione è previsto dalle 10 alle 12 davanti alla prefettura (corso Garbali, 45). “Per dire di no al razzismo e alla legge Bossi-Fini, per la rottura del legame tra permesso di soggiorno e contratto di lavoro”.

Campobasso
Conferenza stampa di presentazione delle iniziative del Comitato Primo Marzo 2010 – Campobasso, in programma per giovedì 25 febbraio, alle ore 11. Lunedì 1° marzo appuntamento in piazza San Francesco per la manifestazione cittadina.

Lucca
Presidio dalle 10 di mattina in piazzale Ricasoli (stazione ferroviaria) con gazebo e banchetto con materiale informativo e raccolta firme. poi nel pomeriggio concentramento e partenza in corteo verso il centro cittadino per arrivare sotto la prefettura dove ci fermeremo per presidiare con tanto di microfono aperto a tutti i partecipanti.

Lecco
Ritrovo alle ore 18 davanti alla stazione. A seguire un corteo che si snoderà lungo via Dante, piazza Manzoni, via Roma, piazza Garbali.

Varese
Lunedì 1° marzo il Comitato offrirà una cena etnica ai detenuti e ai secondini del carcere di Varese. Presidio e corteo in piazza XX Settembre dalle 16 alle 20. Verrà distribuita una lettera aperta alla cittadinanza che sarà anche letta in tutte le scuole.

Monza e Brianza
Sabato 27 febbraio appuntamento a Desio, in via Monte Sabotino (ore 9.30): “Dedicato a Rashid”, commemorazione dei morti sul lavoro”. Ore 10.30, in piazza Don Giussani, sit in sul tema del lavoro. A Monza, presso la sede Cisl (via Dante 17/a) incontro di presentazione del Comitato Primomarzo, ore 11.30.
Domenica 28 febbraio, alle 16 partirà una manifestazione per le vie del centro, partenza e arrivo da piazza Trento e Trieste. Lunedì 1° marzo volantinaggi scuole e luoghi di lavoro; dalle 8.30 alle 11 presidio alla sede Inps di via Correggio.

Ancona
Corteo di protesta nelle vie del centro da corso Carlo Alberto a piazza Roma. Partenza alle ore 9.30.

Firenze
Lunedì 1° marzo si svolgerà un presidio in piazza SS Anunziata, dalle 16 alle 20. È previsto un corteo in mattinata (organizzato dai Cobas) che confluirà in piazza.

Rimini
Ore 11.00 P.zza Cavour
Coloriamo di giallo la città: volantinaggio antirazzista
ore 17.00 - Stazione di Rimini
Corteo antirazzista per il centro cittadino
ore 19.00 – Vecchia Pescheria
"Sound meticcio" aperitivo tematico con :
dj set, mostra fotografica e open the mic!


Udine
l cuore della giornata sarà una manifestazione/sit-in che si svolgerà in piazza S. Giacomo dalle ore 17.30, e che alternerà gli interventi al microfono (fra cui quello del sindaco Furio Honsell).

Reggio Calabria
Volantinaggio a tappeto nei tre giorni che precedono la giornata del primo marzo con distribuzione dell'appello multilingue redatto dal comitato e delle fasce gialle. Il 28 febbraio una delegazione sarà presente all'elezione della consulta comunale degli stranieri. Lunedì 1° marzo chi può non aprirà la bancarella al mercato comunale mentre gli altri lavoratori che non potranno scioperare indosseranno la fascia gialla. È inoltre previsto un corteo che partirà da piazza Garibaldi alle ore 15 mentre in piazza Duomo verrà allestito un "Villaggio dell'accoglienza e dell'integrazione".

Abbiategrasso
Dalle 11.00 alle 13.30, presso l'Auditorium di Via U. Dini 7 (Piazza Abbiategrasso MM2), incontro pubblico promosso dalle associazioni "Non Uno Di Meno" e "Centro Comunitario Puecher", insieme alle scuole Allende, Torricelli e Varalli. Interverranno: Giuseppe Deiana, i dirigenti degli istituiti scolastici, Pap Khouma, Don Gino Rigoldi, Giorgio Bezzecchi (Opera Nomadi), Modou Gueye (Associazione Maschere Nere).
Si concluderà con una performance teatrale a cura di Silvano Piccardi e con musica dal vivo offerta dai Musicisti Rom.

Reggio Emilia
Il programma della giornata prevede un presidio permanente in Piazza Casotti dalle ore 9 alle 18 dove si alterneranno a microfono aperto più interventi, testimonianze, letture e performance da parte di stranieri, italiani, artisti, musicisti e scrittori e un presidio dalle 10 alle 11 davanti alla Prefettura di Reggio Emilia. Il presidio davanti alla prefettura sarà occasione per riaffermare il diritto al soggiorno per tutti gli immigrati che hanno presentato domanda di regolarizzazione con la sanatoria 2009 ed attraverso i decreti flussi. Persistendo nel rifiuto al rilascio dei permessi di soggiorno si permette che i migranti continuino ad essere vittime di delinquenti ed organizzazioni mafiose che lucrano sul lavoro nero e l’irregolarità.
Il comitato per il Primo Marzo presenta anche i dati dello sciopero: in quasi tutte le aziende metalmeccaniche della provincia sono previsti momenti di mobilitazione che coinvolgeranno centinaia di lavoratori immigrati e italiani. Le modalità di adesione andranno dallo sciopero di 8 ore alla fermata con momenti informativi promossi dalle rappresentanze sindacali delle aziende; riportiamo alcuni esempi:
- Terim di Rubiera: 8 ore di sciopero per i 180 dipendenti
- Ipcleaning di rubiera: 4 ore di sciopero per 160 dipendenti
- RCF di Reggio Emilia: 1 ora di sciopero per i 200 dipendenti
- Zincatura Padana della Val d’Enza: nei tre turni sono previste 4 ore di sciopero per ogni turno
- Corghi di Correggio e Faba di s. Ilario: fermata di ½ ora con i lavoratori immigrati che si astengono dal lavoro per tutto il giorno
- Tecnogas di Gualtieri e Cuccolini di Regio Emilia: fermata con momento informativo ed assemblea
- Nuova SPC di Reggio: ¼ d’ora di fermata per 60 dipendenti

Parma
Alle ore 17.30, presidio, con volantinaggio a cura dei ragazzi del MFE, in Piazza Garibaldi promosso dalla Cgil, Libera, Emergency, MFE e molti altri. Sciopero di un'ora (ultima ora) organizzato dalle RSU delle ditte SMA Serbatoi, Trancerie Emiliane, Praxair, Matthews Int, Casappa, Crown. Sciopero di 2 ore (ultime ore) organizzato dalla RSU TAS PR.

Pavia
Presidio dalle ore 18.00 in piazza della Vittoria, con interventi di lavoratori immigrati e rappresentanti di associazioni. Lancio di palloncini alle 18.30.


Padova

Tutto il giorno in Prefettura
ore 10 - Lezioni di clandestinità
ore 11 - Assemblea dei socenti delle scuole
ore 13 - Cibi dal mondo (pranzo)
ore 15.30 - Incontro con il Prefetto per la moratoria sugli sfratti (contemporaneamente lezioni di arte del liceo artistico e spettacolo teatrale)
ORE 17 - CORTEO
ore 22 - Carovana in Zona industriale
Hanno formalmente lanciato lo sciopero per tutto il giorno:
TNT di Limena,TNT di Monselice, CPS Carraro di Campodarsego, GLS di Padova, Cartotecnica Postumia,Dab Pumps. Per qualche ora: Dhl, Michelen.

Verona
Conferenza stampa in Comune alle 11.45. Dalle ore 16 alle 20, in piazza Brà, presidio happening antirazzista per i diritti dei migranti; musica e aperitivo interculturale.

Torino
alle ore 18.00 presso la sede del Movimento Federalista Europeo, in via Schina 26, si terrà un incontro sul tema "Per una cittadinanza europea di residenza".

Cagliari

dalle 09.00 / Facoltà di Scienze Politiche
Incontri, dibattiti, film, teatro: giornata dedicata al tema dell’immigrazione.
dalle 09.00 / in diverse scuole della città, “Parliamo di immigrazione” Letture e discussioni in aula, proiezioni di film sull’immigrazione.
In piazza del Carmine, alle 16.00
Gioco Interculturale bambini e adulti scoprono l’importanza delle relazioni attraverso il gioco; dalle 17.30: Raduno Pubblico con interventi, racconti, esperienze
e istribuzione di materiale informativo a cura delle varie associazioni aderenti.