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APPELLO DELLA RETE PRIMO MARZO 2014

lunedì 10 febbraio 2014


La giornata del Primo Marzo, giunta nel 2014 alla V edizione, si è consolidata come un appuntamento per rinnovare l’impegno e la lotta per i diritti, contro il razzismo, le frontiere e lo sfruttamento. Una mobilitazione che da alcuni anni unisce migranti ed autoctoni per affermare la dignità dell’essere umano, il diritto alla libera circolazione e quello di scegliere liberamente dove risiedere, il valore del meticciato.
Il 2013 è stato un anno caratterizzato da eventi drammatici e dalla crisi economica: peggiorano le condizioni lavorative, aumentano precariato e disoccupazione. A trovarsi nella posizione più critica sono i soggetti più deboli e ricattabili. E la maggior parte dei migranti si colloca a pieno titolo in questa categoria, anche per effetto della legge sull’immigrazione in vigore, che continua a tenere legati permesso di soggiorno e contratto di lavoro.
L’Italia è diventata per i richiedenti asilo un paese di transito, ma le sue frontiere, in molti casi passaggi obbligati per chi aspiri ad entrare nella Fortezza Europa, continuano a rivelarsi come luoghi di morte. La tragedia del 3 ottobre non è in questo senso che la punta dell’iceberg. Nonostante ciò, invece di instaurare corridoi umanitari, che consentirebbero ai profughi di arrivare nel nostro Paese in condizione di relativa sicurezza, vengono mantenuti gli accordi bilaterali esistenti per i respingimenti e i rimpatri, viene rafforzata l’agenzia Frontex, si stipulano altri accordi di cooperazione militare. Una legge organica sull’asilo, di cui tante volte è stata sottolineata la necessità, ancora non c’è. Gli accordi di Dublino sono stati modificati in peggio, senza intaccare il principio per cui il richiedente asilo dovrà permanere nel primo Paese dell’Ue in cui sarà identificato, a prescindere dai suoi progetti di vita, dai suoi legami e dalla sua volontà.
Il sistema Cie, unanimemente riconosciuto come disumano, costoso e persino incapace rispetto agli scopi assegnati, rimane in vita, sebbene giorno dopo giorno, l’implosione di vari centri, abbia portato a una riduzione di quelli operativi. La tanto attesa nuova legge sulla cittadinanza, che dovrebbe contemplare il passaggio dallo ius sanguinis allo ius soli, non c’è ancora. Di quella per riconoscere il diritto di voto amministrativo agli immigrati non si parla più. Eppure erano entrambe proposte di legge popolare a cui si era arrivati attraverso la campagna “L’Italia sono anch’io” con centinaia di migliaia di firme.
Il ministero affidato a Cécile Kashetu Kyenge ha rappresentato un segnale significativo che lasciava presagire una volontà di cambiamento. Ma va sottolineato che il disinteresse e l’inazione complessivi del Governo e del Parlamento sul tema immigrazione hanno fatto sì che ad oggi nel concreto poco sia cambiato.
Proposte interessanti continuano ad arrivare dalla società civile. Fra gli esempi il contributo della “Carta di Lampedusa”, e l’appello del comitato “Nella stessa barca” che ha come obiettivo una urgente grande manifestazione nazionale il 12 aprile. La giornata del Primo Marzo 2014 s’inserisce in questo percorso come tappa importante per il riconoscimento dei diritti dei migranti e il rispetto
della dignità di tutte e di tutti. E anche la Rete Primo Marzo tornerà a proporre una mobilitazione diffusa su tutto il territorio con varie iniziative e per chiedere:
1. Una nuova legislazione in materia di immigrazione.
2. La cittadinanza per tutti i figli di migranti nati o cresciuti in Italia.
3. Il diritto di voto amministrativo e regionale per stranieri residenti.
4. Instaurazione di corridoi umanitari. Legge sull’asilo politico. Accoglienza degna ed effettiva.
5. Pieno riconoscimento del diritto di ricongiungimento familiare più ampio e meno restrittivo.
6. Rispetto dei diritti dei lavoratori e lotta al caporalato e allo sfruttamento lavorativo.
7. Libera circolazione; abrogazione degli accordi bilaterali di respingimento e rimpatri. Abolire dispositivi di monitoraggio e di controllo militari del mediterraneo come il Frontex.
8. Chiusura immediata di tutti i Cie.
9. Impegno per una informazione qualitativamente e formalmente corretta rispetto alle questioni che riguardano l’immigrazione.
Contro ogni forma di discriminazione e razzismo. Per una società meticcia e inclusiva che si rifaccia ai principi della Carta dei Migranti e della Carta di Lampedusa, Dichiarazione di Roma, nel quadro del rispetto della Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea.

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